Passa ai contenuti principali
Il linguaggio può ammalare il corpo
La psicosomatica da sempre individua la corrispondenza tra la mente e il
corpo, sottolineando come certe questioni irrisolte possano
manifestarsi ed esprimersi nel corpo lasciando segni reali e tangibili.
Del resto, la psicoanalisi insegna che l’inconscio è strutturato come il
linguaggio: quando parliamo, esprimiamo spesso più di quanto vorremmo
dire e ciò è l’espressione del nostro inconscio.
Vediamo alcuni esempi di espressioni non solo ‘parlanti’, ma che possono
incarnarsi nel corpo come sintomi. Modi di dire come “ho un buco allo
stomaco”, a volte si incarnano nel corpo ammalandolo davvero. Le
emozioni e i conflitti attuali o remoti sono più determinanti di quello
che pensiamo. Ciò non significa perdere di vista la componente fisica: i
sintomi o i fenomeni patologici devono essere indagati in modo
complementare, da un punto di vista psicologico e fisiologico. I sintomi
psicosomatici, spesso, pur non organizzandosi in vere e proprie
malattie, si esprimono attraverso il corpo, coinvolgono il sistema
nervoso autonomo e autoimmune che risponde a una situazione di disagio
psichico o di stress.
Sono invece considerate clinicamente malattie psicosomatiche quelle
malattie alle quali normalmente si riconosce una genesi psichica, nelle
quali si verifica un vero e proprio stato di malattia con segni
indiscutibili di lesione in un organo bersaglio. Le malattie somatiche
sono l’espressione di uno dei meccanismi difensivi più arcaici, con cui
l’organismo attua una manifestazione diretta del disagio psichico
attraverso il corpo.
In queste malattie, l’ansia, la sofferenza e le emozioni in genere sono
troppo dolorose per poter essere vissute e sentite e trovano una via di
sfogo nel corpo attraverso il disturbo fisico. Tutte le loro capacità
difensive tendono a tener lontani contenuti psichici inaccettabili, a
costo di distruggere il corpo. In questo senso una persona, incapace di
accedere al proprio mondo emotivo, potrebbe non percepire rabbia,
frustrazione o stress, per una difficile condizione lavorativa e neppure
immaginare una possibile connessione tra la sua ulcera e le emozioni o i
vissuti relativi al loro lavoro.
Quando il corpo si difende da emozioni dolorose e intollerabili
manifesta il proprio disagio su alcuni organi, detti bersaglio. È il
meccanismo di azione dei disturbi psicosomatici. Ad esempio quando si
soffre spesso di gastriti, bruciori di stomaco o altri disturbi
digestivi, spesso l’atteggiamento tipico è “mandare giù” con troppa
frequenza le offese della vita. Queste persone, con il motto “porgere
l’altra guancia”, covano spesso rabbie e risentimenti profondi. In
questo modo costringono lo stomaco ad una lenta e complessa “digestione”
della rabbia”. In pratica, sono vittime di troppa ‘diplomazia’. Vista
nell’ottica psicosomatica, la cefalea può indicare il bisogno di
allentare l’eccessivo controllo razionale e quindi, il desiderio di
lasciare più spazio all’intuizione. Di solito, infatti, chi soffre di
mal di testa ha una mente lucida e razionale (fin troppo), che deve
tenere sempre tutto controllo senza cedere e lasciarsi andare mai. E
ancora, dal punto di vista psicosomatico, la pelle rappresenta
simbolicamente il confine tra sé e gli altri. Quando c’è un disagio,
possono manifestarsi delle eruzioni cutanee: anche eczemi e altre
affezioni delle quali non ci sappiamo spiegare l’origine. Queste possono
rivelare che non si hanno ben chiari i propri confini e che per
difendersi si cerca, metaforicamente, di tenere lontani gli altri. A
livello intestinale poi la stitichezza può essere indice di un
attaccamento eccessivo ai beni materiali, ma può anche rappresentare la
paura di portare alla luce contenuti inconsci ed emozioni dalle quali
non si riesce a prendere le distanze. La colite, invece, può affiggere
chi è solito fare scenate, non reprime rabbia e aggressività, tranne poi
provare disprezzo verso se stesso per quello che ha fatto: l’intestino
si fa carico simbolicamente di questi sensi di colpa e tenta di
spazzarli via simbolicamente con gli attacchi di colite. Le vaginiti e
le cistiti, invece, affliggono prevalentemente due tipi di donne: le
ansiose-irritabili (spesso ipocondriache, si stressano con facilità,
tendono a scaricare a livello genitale, ansie, paure e rabbie) e le
remissive ad oltranza (con senso del dovere molto spiccato, tendono a
sacrificarsi ma anche, proprio per questo, ad accumulare tensioni nel
corpo e soprattutto nell’area genitale). Quindi, alla luce di quanto ho
sintetizzato, imparare a verbalizzare le proprie emozioni è la
condizione migliore per non incappare in spiacevoli sintomi che ammalano
il corpo.
Chiara Baratelli, psicoanalista e psicoterapeuta,
specializzata nella cura dei disturbi alimentari e in sessuologia
clinica. Si occupa di problematiche legate all’adolescenza, dei disturbi
dell’identità di genere, del rapporto genitori-figli e di difficoltà
relazionali.