Affaire Ebola, per 300 Medici allarme quasi rosso in Italia

IL GIORNALE

Mettete in quarantena gli immigrati che arrivano sulle nostre coste. Altrimenti l'Ebola potrebbe dilagare anche in Italia…».

L'appello accorato è contenuto in una lettera firmata da trecento medici di famiglia lombardi. È stata spedita a Roma, indirizzata al ministro della Salute e probabilmente cestinata visto che una doverosa risposta alla missiva non è mai arrivata.
L'iniziativa è partita da Giulio Scigliano, neurologo, ma prima di tutto medico. Che si è dato da fare per scrivere l'appello e farlo controfirmare da moltissimi colleghi raggiunti in pochi giorni. E tutti hanno sottoscritto l'idea, che tanto peregrina non è, di «blindare» non solo chi si è recato negli Stati a rischio sanitario, ma tutti coloro che provengono dal Continente nero ovviamente di straforo.
La motivazione è chiara: «Noi non siamo sicuri della gente che sbarca sulle nostre coste sui barconi – spiega Scigliano – non dicono mai la verità sulla loro provenienza. E poi è possibile che l'Ebola abbia fatto la sua comparsa in altre zone africane non monitorate visto che molti ritengono sottostimata la diffusione della malattia».
Secondo i medici – dunque -non c'è da stare tranquilli. In uno scenario pessimistico, si può ipotizzare che un malato di Ebola possa essere riuscito a salire su un barcone. Durante la traversata i compagni si accorgono che è malato, lo buttano in mare pensando di aver risolto la situazione.
Intanto qualcuno è stato contagiato e arriva a Lampedusa senza sintomi, visto che l'incubazione può superare i venti giorni. Da qui che succede? C'è gente che si dilegua, che si trasferisce nelle città ad alta densità abitativa. E a questo punto chi controlla chi? «Prudenza vorrebbe che venissero tutti tenuti in osservazione per un periodo adeguato – scrivono i medici nella missiva -. Ma un mix micidiale di demagogia politica, irresponsabilità e pressapochismo preclude questa soluzione».
Scigliano rincara la dose: «Siamo in balia del destino - e questo è inammissibile. Lo Stato ha il dovere di proteggere i propri cittadini, invece il comportamento del ministero della Salute fa acqua da tutte le parti. I clandestini vanno tenuti in quarantena oppure devono essere rispediti subito a casa loro. Non ci sono alternative».
Intanto dopo l'Australia anche il Canada ha deciso di sospendere i visti di ingresso per le persone provenienti dai Paesi colpiti dall'Ebola in Africa occidentale, nel tentativo di mantenere fuori dai suoi confini la malattia.
Il governo canadese ha annunciato che sospende le domande di visto per i residenti e i cittadini di Paesi con «trasmissione diffusa e persistente» del virus Ebola. I Paesi colpiti più duramente dall'epidemia sono la Liberia, la Sierra Leone e la Guinea.
Ieri la dottoressa Margaret Chan, direttore generale dell'Organizzazione mondiale della Sanità, ha criticato la decisione simile dell'Australia, aggiungendo che la chiusura delle frontiere non fermerà la diffusione del virus.