Putin sposa il suo 62° compleanno con il mito di Ercole. Almeno questo sembra l'emblema del leader russo e della Russia attuale. Le istituzioni russe dalla base alla loro rappresentanza si rifanno sempre all'eredità russa, quella di sempre. Così come fu per il marxismo russo, così è per il post marxismo della Russia ex sovietica. Non si può dire certo che il sistema post-comunista sia privo di democrazia, come certe iconografie sembrano affermare. Ma ci troviamo sempre davanti all'eterna questione del potere in Russia, con la sua specificità. Il principio di direzione pare aver dimostrato la propria vitalità dal tempo dello zar, passando attraverso la Russia sovietica, fino alla Russia dell'ex impero sovietica, mantenendo il senso dell'autorità nel contesto di una legalità che si è andata rafforzando anche a vantaggio del controllo pubblico. Ma trattasi di un processo non facile e comunque inevitabilmente destinato al successo, considerati i cambiamenti mondiali in atto. Generalmente una Rivoluzione, e il mutamento post sovietico è stata a suo modo un'altra Rivoluzione, non si rivolta contro tutto il passato, ma solo contro chi l'ha preceduta immediatamente. Il suo effetto può essere di restaurare il passato remoto. Nicola II e gli zar del XIX secolo furono un'anatema per il regime bolscevico, ma Pietro il Grande e Ivan il Terribile sono tornati ad essere degli eroi al tempo di Stalin e quest'ultimo è tornato in auge sotto Putin come gloria nazionale e patriottica e non solo, come si è spesso detto di recente. La riabilitazione della storia russa ci costringe sempre a chiederci quali parti del passato russo vengano accettate, scelte e quali rifiutate o ignorate. E dobbiamo scoprire che cosa, del passato o trapassato remoto russo, stia operando inconsciamente sullo sviluppo presente e futuro della Russia. Mito e Storia si coniugano in Russia come i balletti russi nel teatro e nella vita. Anche Putin risponde a questa logica.
Casalino Pierluigi, 11.10.2014