*SIA BEN CHIARO, la massima solidarietà al grande scienziato ferrarese, ma pur nella battuta ovvio, davvero un coincidenza a dir poco junghiana nota di Asino Rosso
NUOVA FERRARA
Distrutti gli strumenti di "DrainBrain" ERA FATTO di pezzi russi, anzi, sovietici, il motore dell'Antares, il razzo esploso dopo il decollo dalla base Nasa in Virginia e disintegratosi assieme al cargo Cygnus, diretto alla volta della Iss. E già a maggio un lancio verso la Stazione spaziale internazionale era stato posticipato dopo un test fallito proprio su uno di quei propulsori. Se non fosse uno scherzo da alcune centinaia di milioni di dollari, verrebbe da pensare a una 'ripicca' per aver perso la corsa allo spazio, più di 40 anni fa. La stessa epoca alla quale risalgono i propulsori del missile americano.
I motori del vettore Antares sono costruiti dalla Aerojet Rocketdyn per la privata Orbital Sciences Corporation, che ha in appalto dalla Nasa i voli di rifornimento alla Iss. In origine, però, quegli stessi motori facevano parte del programma spaziale per portare un sovietico sulla Luna, spinto da un razzo N1. Il loro nome russo NK-33 è stato cambiato in AJ26. Ma sono gli stessi, utilizzati nel primo stadio, la propulsione iniziale per staccarsi da terra. "I motori AJ26 sono degli NK-33 russi leggermente modificati, costruiti nei primi anni '70. Poiché i motori sono un'eredità della tecnologia russa, i dettagli sulle capacità dei materiali non sono disponibili e i processi di produzione russi ormai abbandonati non possono essere replicati senza difficoltà". È la stessa Nasa che lo scrive in un documento del 2011 disponibile online. "Aerojet ha inizialmente comprato circa 40 motori NK-33 a metà degli anni '90 e, sotto contratto con la Orbital, la compagnia li ha modificati specificamente per i razzi Antares", riporta invece il sito Nasaspaceflight.
Si tratta certamente di un rischio calcolato. Le prove condotte in questi anni quindi, su materiali ormai datati, hanno avuto lo scopo di provare la resistenza e l'affidabilità di motori che avevano circa 40 anni. Ma non sono andati tutti quanti a buon fine. Il 22 maggio 2014 infatti, il fallimento del test su un AJ-26 allo Stennis Space Center, ha spinto la Nasa a posporre il lancio previsto pochi giorni dopo. Il motore fallato doveva essere utilizzato per una missione del 2015 ma, trattandosi degli stessi mezzi, l'Agenzia spaziale americana ha preferito rimandare il decollo del vettore già pronto per effettuare ulteriori controlli. Il lancio poi è effettivamente avvenuto solo il 13 luglio. Ufficialmente per condizioni meteo avverse.
Quello esploso mercoledì 29 ottobre, infatti, doveva essere il quarto vettore Antares a decollare con a bordo la capsula Cygnus. I primi tre (un test e due missioni di rifornimento verso la Iss, Orbital-1 e 2) si erano conclusi con successo. Naturalmente solo un'indagine approfondita della dinamica dell'incidente e sui detriti recuperati farà luce sulle cause reali del disastro. Se ci sia stato, cioè, un errore dei tecnici americani (Nasa, Orbital Sciences o Aerojet) oppure il difetto stia a monte e sia dovuto all'età della tecnologia e dei materiali utilizzati. Non sarebbe comunque una buona notizia per la Nasa e per il suo programma spaziale 'low cost' (promosso anche dall'Amministrazione Obama), avviato in partnership con la Orbital e SpaceX, che ha permesso, esternalizzando il servizio ai privati, di risparmiare diverse centinaia di milioni di dollari.
NUOVA FERRARA
Distrutti gli strumenti di "DrainBrain"
Battuta d'arresto per gli esperimenti in orbita del professor Zamboni, mancavano tre settimane all'inizio
I propulsori del vettore Antares sono costruiti dalla Aerojet Rocketdyn per la privata Orbital Sciences Corporation, che ha in appalto dalla Nasa i voli di rifornimento alla Iss. Tecnologia anni '70, leggermente modificati. Sono i rischi della esternalizzazione
di MATTEO MARINII motori del vettore Antares sono costruiti dalla Aerojet Rocketdyn per la privata Orbital Sciences Corporation, che ha in appalto dalla Nasa i voli di rifornimento alla Iss. In origine, però, quegli stessi motori facevano parte del programma spaziale per portare un sovietico sulla Luna, spinto da un razzo N1. Il loro nome russo NK-33 è stato cambiato in AJ26. Ma sono gli stessi, utilizzati nel primo stadio, la propulsione iniziale per staccarsi da terra. "I motori AJ26 sono degli NK-33 russi leggermente modificati, costruiti nei primi anni '70. Poiché i motori sono un'eredità della tecnologia russa, i dettagli sulle capacità dei materiali non sono disponibili e i processi di produzione russi ormai abbandonati non possono essere replicati senza difficoltà". È la stessa Nasa che lo scrive in un documento del 2011 disponibile online. "Aerojet ha inizialmente comprato circa 40 motori NK-33 a metà degli anni '90 e, sotto contratto con la Orbital, la compagnia li ha modificati specificamente per i razzi Antares", riporta invece il sito Nasaspaceflight.
Si tratta certamente di un rischio calcolato. Le prove condotte in questi anni quindi, su materiali ormai datati, hanno avuto lo scopo di provare la resistenza e l'affidabilità di motori che avevano circa 40 anni. Ma non sono andati tutti quanti a buon fine. Il 22 maggio 2014 infatti, il fallimento del test su un AJ-26 allo Stennis Space Center, ha spinto la Nasa a posporre il lancio previsto pochi giorni dopo. Il motore fallato doveva essere utilizzato per una missione del 2015 ma, trattandosi degli stessi mezzi, l'Agenzia spaziale americana ha preferito rimandare il decollo del vettore già pronto per effettuare ulteriori controlli. Il lancio poi è effettivamente avvenuto solo il 13 luglio. Ufficialmente per condizioni meteo avverse.
Quello esploso mercoledì 29 ottobre, infatti, doveva essere il quarto vettore Antares a decollare con a bordo la capsula Cygnus. I primi tre (un test e due missioni di rifornimento verso la Iss, Orbital-1 e 2) si erano conclusi con successo. Naturalmente solo un'indagine approfondita della dinamica dell'incidente e sui detriti recuperati farà luce sulle cause reali del disastro. Se ci sia stato, cioè, un errore dei tecnici americani (Nasa, Orbital Sciences o Aerojet) oppure il difetto stia a monte e sia dovuto all'età della tecnologia e dei materiali utilizzati. Non sarebbe comunque una buona notizia per la Nasa e per il suo programma spaziale 'low cost' (promosso anche dall'Amministrazione Obama), avviato in partnership con la Orbital e SpaceX, che ha permesso, esternalizzando il servizio ai privati, di risparmiare diverse centinaia di milioni di dollari.
REPUBBLICA VIdeo