*Nota di ASINOROSSO, gran finale d'estate a Milano, con una delle mostre edegli eventi più ammalianti del 2014: LA MOSTRA I 5 SENSI... inaugurata lo scorso 10 settembre e finissage lo scorso 24. Un grandissimo successo, il ritorno del dionisiaco raffinatissimo in Italia.
LUUK MAGAZINE
Squadrando una tela, una fotografia, una scultura, entriamo in contatto magico con l'opera. Questa ci trasmette un sapere arcano, ma noi stessi, ancor prima di coglierlo, stiamo già operando per prenderci cura di questa ineffabile essenza. E lo facciamo a partire dai nostri sensi, quelli che, secondo Novalis, sono i pianeti in orbita attorno al sole che è ogni uomo. A indagare questa profonda connessione interviene una mostra milanese, "I 5 sensi", curata da Miriam De Nicolò e Silvia Ceffa. L'esposizione collettiva, allestita presso Spazio Tadini, intende approfondire questo lato centrale dell'esistenza capace di connettere la corporeità del soggetto all'ambiente che accoglie il suo soggiornare nel mondo. I sensi individuano, riconoscono, offrono certezze e accrescono l'esperienza; d'altra parte capita sovente che siano proprio essi a ingannarci, a tradire una comprensione integrale del reale, a limitare l'intuizione a una più mediocre attitudine materiale.
La speculazione sulla natura dei sensi ha colmato capitoli di trattati filosofici e ha riempito le pagine dei migliori romanzi d'ogni epoca. Tocca oggi all'arte stessa confrontarsi con questa complessa tematica, offrendosi non soltanto come indagine della natura dei cinque sensi, bensì incarnando nella propria figurazione le dinamiche e i processi stessi che nei sensi trovano attuazione.
I due piani di Spazio Tadini si arricchiscono così di opere di numerosi artisti, alcuni giovanissimi, altri già affermati, tutti animati dal desiderio di mettere alla prova se stessi e i visitatori, per i quali è predisposto un ricco percorso espositivo multisensoriale. Si tratta di opere che, come ha sottolineato la curatrice Miriam De Nicolò all'inaugurazione, non vogliono solo essere ammirate, bensì annussate, scoperte, toccate. L'astante è così indotto a interagire con l'opera, a "girare attorno ad essa" per coglierne la totalità, secondo la migliore lezione della fenomenologia.
Così avviene per gli splendidi scatti di Andrea Varani, fotografo di moda dall'esperienza trentennale che, mediante la collaborazione con le maggiori testate del settore, – come non citare l'intramontabile Vogue – sfrutta il viaggio quale stimolo inesausto alla propria peculiare poetica, in cui il vitalismo femminile viene scolpito nella luce del paesaggio.
Una luce che può essere ammirata anche nelle affascinanti fotografie di Marco Onofri, maestro del reportage e cantore di una bellezza femminile insieme originale e originaria. Nei suoi tre lavori esposti, una Venere moderna, ora luminosa, ora in bianco e nero, mostra e insieme oblia le forme della propria sensualità, in un gioco di vibrazioni e panneggi velati che riportano l'erotismo a un elegante e sinuoso simbolismo.
Di simboli è ricca pure l'opera concettuale di Arash Radpour, artista avanguardistico di origini iraniane, attualmente impegnato in uno studio della sensibilità femminile all'interno della dialettica sussistente fra estasi e dolore. Le sue immagini colgono acutamente esperienze sensoriali potenti e perturbanti. Un gioco di specchi, citazioni e rimandi, quello di Radpour.
Un labirintico perdersi nell'esperienza estatica dell'arte che coinvolge molte altre personalità, da Michela Gioachin, esempio lampante di come acutezza artistica ed estetica figurativa possano coesistere nella controversa postmodernità attraverso la sensualità delle forme, ad Aghemio Marc, autore di Cercle, un cerchio che nell'affinità elettiva con De Chirico imprigiona lo spettatore per poi liberarlo trasfigurato, sino a giungere all'opera di Sofia Kukkonen, in cui ad agire è un ritorno alla classicità, alla sua figura sempiterna nuovamente aperta all'evocazione.
Molti altri sarebbero i nomi da citare: il quotato Davide Puma, i fotografi di moda Luca Patrone, Alberto Buzzanca e Adolfo Valente, il geniale Edoardo Tresoldi, creatore di sculture in rete elettrosaldata, Rohn Meijer, artefice di un capolavoro: lasciando agire per circa quattro mesi liquidi e sali su una diapositiva, successivamente scannerizzata e pulita, ha fatto emergere plasticamente un volto di donna, segnato da colori che paiono abiti pennellati.
Un'esperienza ludica e ciò non ostante – o forse proprio per questo – così arricchente, quella della mostra "I 5 sensi".
I 5 sensi
Dal 10 settembre al 24 settembre 2014
Orari di apertura al pubblico: da martedì a sabato, dalle 15.30 alle 19.00
Casa Museo Spazio Tadini, Via Niccolò Jommelli 24, Milano
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Squadrando una tela, una fotografia, una scultura, entriamo in contatto magico con l'opera. Questa ci trasmette un sapere arcano, ma noi stessi, ancor prima di coglierlo, stiamo già operando per prenderci cura di questa ineffabile essenza. E lo facciamo a partire dai nostri sensi, quelli che, secondo Novalis, sono i pianeti in orbita attorno al sole che è ogni uomo. A indagare questa profonda connessione interviene una mostra milanese, "I 5 sensi", curata da Miriam De Nicolò e Silvia Ceffa. L'esposizione collettiva, allestita presso Spazio Tadini, intende approfondire questo lato centrale dell'esistenza capace di connettere la corporeità del soggetto all'ambiente che accoglie il suo soggiornare nel mondo. I sensi individuano, riconoscono, offrono certezze e accrescono l'esperienza; d'altra parte capita sovente che siano proprio essi a ingannarci, a tradire una comprensione integrale del reale, a limitare l'intuizione a una più mediocre attitudine materiale.
La speculazione sulla natura dei sensi ha colmato capitoli di trattati filosofici e ha riempito le pagine dei migliori romanzi d'ogni epoca. Tocca oggi all'arte stessa confrontarsi con questa complessa tematica, offrendosi non soltanto come indagine della natura dei cinque sensi, bensì incarnando nella propria figurazione le dinamiche e i processi stessi che nei sensi trovano attuazione.
I due piani di Spazio Tadini si arricchiscono così di opere di numerosi artisti, alcuni giovanissimi, altri già affermati, tutti animati dal desiderio di mettere alla prova se stessi e i visitatori, per i quali è predisposto un ricco percorso espositivo multisensoriale. Si tratta di opere che, come ha sottolineato la curatrice Miriam De Nicolò all'inaugurazione, non vogliono solo essere ammirate, bensì annussate, scoperte, toccate. L'astante è così indotto a interagire con l'opera, a "girare attorno ad essa" per coglierne la totalità, secondo la migliore lezione della fenomenologia.
Così avviene per gli splendidi scatti di Andrea Varani, fotografo di moda dall'esperienza trentennale che, mediante la collaborazione con le maggiori testate del settore, – come non citare l'intramontabile Vogue – sfrutta il viaggio quale stimolo inesausto alla propria peculiare poetica, in cui il vitalismo femminile viene scolpito nella luce del paesaggio.
Una luce che può essere ammirata anche nelle affascinanti fotografie di Marco Onofri, maestro del reportage e cantore di una bellezza femminile insieme originale e originaria. Nei suoi tre lavori esposti, una Venere moderna, ora luminosa, ora in bianco e nero, mostra e insieme oblia le forme della propria sensualità, in un gioco di vibrazioni e panneggi velati che riportano l'erotismo a un elegante e sinuoso simbolismo.
Di simboli è ricca pure l'opera concettuale di Arash Radpour, artista avanguardistico di origini iraniane, attualmente impegnato in uno studio della sensibilità femminile all'interno della dialettica sussistente fra estasi e dolore. Le sue immagini colgono acutamente esperienze sensoriali potenti e perturbanti. Un gioco di specchi, citazioni e rimandi, quello di Radpour.
Un labirintico perdersi nell'esperienza estatica dell'arte che coinvolge molte altre personalità, da Michela Gioachin, esempio lampante di come acutezza artistica ed estetica figurativa possano coesistere nella controversa postmodernità attraverso la sensualità delle forme, ad Aghemio Marc, autore di Cercle, un cerchio che nell'affinità elettiva con De Chirico imprigiona lo spettatore per poi liberarlo trasfigurato, sino a giungere all'opera di Sofia Kukkonen, in cui ad agire è un ritorno alla classicità, alla sua figura sempiterna nuovamente aperta all'evocazione.
Molti altri sarebbero i nomi da citare: il quotato Davide Puma, i fotografi di moda Luca Patrone, Alberto Buzzanca e Adolfo Valente, il geniale Edoardo Tresoldi, creatore di sculture in rete elettrosaldata, Rohn Meijer, artefice di un capolavoro: lasciando agire per circa quattro mesi liquidi e sali su una diapositiva, successivamente scannerizzata e pulita, ha fatto emergere plasticamente un volto di donna, segnato da colori che paiono abiti pennellati.
Un'esperienza ludica e ciò non ostante – o forse proprio per questo – così arricchente, quella della mostra "I 5 sensi".
I 5 sensi
Dal 10 settembre al 24 settembre 2014
Orari di apertura al pubblico: da martedì a sabato, dalle 15.30 alle 19.00
Casa Museo Spazio Tadini, Via Niccolò Jommelli 24, Milano