STEFANO VAJ Biopolitics. A transhumanist Paradigm. (EDIZIONE IN LINGUA INGLESE, traduzione di Catarina Lamm) La Carmelina Ferrara-Roma, 2014
Sia ben chiaro, ogni dialettica è legittima, anche nelle pur incompiute democrazie turbocapitalistiche, va da sè, si spera, ora una nostra spiegazione e analisi chiarificatrici e risolutive virtualmente ma come pure da tempo avallato anche da Wikipedia (Transumanesimo in Italia): in ogni caso, se le polemiche scientifiche e culturali sono serie, relativamente oggettive, e non cortocircuiti settari regressivi new age..., contributo ineludibile per qualsivoglia ricercatore attendibile. Almeno se s'intende il dibattito "scientifico"...
Il divenire storico, innanzitutto, rispetto all'opera fondamentale dello stesso Vaj, che risale ormai, prima edizione a circa un decennio fa, di per sé, risolve la controversia, alla luce addirittura delle analisi molto giornalistiche e di cronaca ormai sui limiti della globalizzazione, del modello omologante diciamo tabula rasa e neocompartementistico a ben vedere (Pavlov e Skinner e poi debordato chiaramente nel modello meramente economicistico e finanziocratico contemporaneo dominante... nell'economia e nella vita reale delle nazioni e dei governi, ben oltre nicchie intellettuali...) . Temi centrali nel libro di Vaj oggi se non altro come diagnosi sociali condivisi trasversalmente, sia dai conservatori che dai progressisti cosiddetti, Left e Right ormai parole liquide nella società liquida, lo dice anche Baumann, l'ha detto anche da Fazio a Che Tempo Che Fa, tempo fa, non in qualche convegno esoterico.
Ulteriormente, come ben appare in qualsiasi o quasi recensione o analisi da fonti terze, nelle interviste stesse di Vaj nel corso degli anni, il gioco linguistico fondamentale, lo scenario da dove verosimilmente partire per qualunque analisi stessa relativamente imparziale e conoscitiva, altro non può essere che il postmodern stesso inteso globalmente, in particolare non da qualche magari sottomenu di architettura culturale, come spesso successo in Italia, ma dalla stagione molto complessa equivocata e di maggior lignaggio esplorativo... dei cosiddetti Nuovi Filosofi francesi, secondo novecento, anni post 1968 e verso il 2000, quando poi Vaj ha lanciato per la prima volta il suo Biopolitica, un nuovo paradigma, diventato oggi ....un nuovo paradigma transumanista.
Post 1968 la generazione dei vari Lacan, Baudrillard, Deleuze, Guattari, Lyiotard,Onfray stesso ed altri, ben oltre il giornalismo culturale e politico degli anni '70, bestsellers intellettuali, si pensi solo a L'Anti-Edipo e Lo Scambio simbolico e la morte (rispettivamente di Guattari e Deleuze, Einaudi e di Baudrillard, Feltrinelli).
Questo il gioco linguistico per dirla con gli stessi Wittgenstein e magari certa semiotica poco nota negli ambienti transumanisti (Lotman, Gremais, Barthes), per forza di cose basata fin dalle origini su paradigmi più strettamente scientifici... Il verso Posthuman specifico del Vaj postbiopolitica stesso, non può prescindere dalla famosa condizione postmoderna, rettamente analizzata e assimilata, non edulcorata e anche esorcizzata, come spesso in Italia, con codici obsoleti almeno parzialmente politici e storicistici, veteroideologici, ben noti.
Sia si esitino analisi poi legittimamente conservatrici o progressiste (ma per dirla con Brian Eno, prima e dopo la scienza, la conoscenza!) analizzare Biopolitics e lo Stile complessivo di Vaj con metodologie appunto giornalistiche o esegetiche stesse nietzschiane manieristiche è un vero e proprio errore di gioco linguistico, come tradurre magari dall'italiano in inglese, ma confondere l'inglese contemporaneo con quello dell'era elisabettiana....... Persino, come mera iberbole, tanto per fare intendere, si ricordi la stessa Scuola di Palo Alto, di Paul Watzlawick, il celebre codice comunicazione errato alla base delle psicopatologie....
Identificato quindi lo scenario linguistico più verosimile e probabilistico, ecco perchè Stefano Vaj, ora in parole chiarissime e profane, discutibili comunque come si vedrà a livello strettamente metapolitico, semmai è prossimo a certa New New Left , certamente un rivoluzionario sociale.
Poco importano le sue frequentazioni giovanili sinergiche eventualmente più prossime a certa Nouvelle Droite francese, stesso presentismo all'epoca postmodern, non solo speculare al postmodern di gauche , ma come ben si sa già dialettico. Lasciamo perdere le mistificazioni più orizzontali, minime magari italiane e francesi, da Le Pen alla Lega a certa destra o estrema destra italiana: non c'entrano nulla, come un cieco che può comunque legittimamente andando in libreria comprare un libro di mere fotografie!
Mentre figure come De Benoist e lo stesso Faye andavano già almeno parzialmente oltre l'ideologismo del novecento, questa l'essenza del postmoderno, la fine dell'ideologismo, oltre la destra.. , idem Guattari e Baudrillard (e così furono fortemente quasi patibolati dalle orotodossie comuniste e mao-leniniste,..ecc) oltre la sinistra.
Il giovane Vaj veniva e non esegeta dalla filosofia di Nietzsche e dall'avanguardia futurista di Marinetti, interfaccia dialettico inevitabile con certa Nouvelle Droite, ma fin dagli scritti giovanili e dallo stesso Biopolitica, già distante (e infatti poi lo fece sul serio allontanandosi da certo ambiente) dai residui neoidealisti della nouvelle droite stessa , non a caso poco incline al posthuman tutt'oggi... Semmai - Vaj - già parallelo e consapevole proprio con il postleft postmodern di sinistra... di cui prima, già incline alle macchine desideranti, ai flussi territoriali molecolari e particellari, al posthuman stesso nascente....E non solo orizzonti orizzontali/verticali al livello minimo in fondo come in de Benoist e seguaci, ma fin dagli strati più profondi alineari e stocastici del cosiddetto inconscio macchinico, tecnologico, web oggi! I( si rilegga semplicemente lo stesso saggio di Deleuze su Bergson e la Nuova Fisica...) in definitiva questa direzione assolutamente progressista e tecno ben distante dall'ecologismo stesso ambiguo di matrice nouvelle droite scaraventa persino lo stesso Vaj, concludendo, se proprio ancora vogliamo usare categorie politiche quasi estinte, in certa New New Left 2.0. Poi chiarito il codice e la password di cui prima, legittimo magari vederlo al massimo come un nouvelle droite erede, pur ignorando discriminanti appena evidenziate invece centrali, strutturali e de-strutturali in Vaj (ben poco futurismo postumanesimo e neocinismo alla Onfray, al contrario mito ecologista, neoidealismo, neotradizionalismo pur in progress, ripetiamo da Vaj invece resettati!) , ma in democrazia legittimo.
Il resto non appartiene, parafrasando Foucault e il Feyerabend dada..., alla microstoria né del potere nè della conoscenza....
Roby Guerra
IBS *EDIZIONE IN LINGUA INGLESE!