Zairo Ferrante: Piccola grande favola

 

IL MIO NATALE PRIMA DELLA CRISI.

piccola favola vecchia

 benino3a

E’ arrivata l’ora e… occorre, rigorosamente, scrivere e parlare del Natale.

Dovrei parlarvi della famosa bontà natalizia. A Natale lo si sa. Si è tutti più buoni.

Dovrei scrivere che tutta questa bontà è solo falsa ipocrisia e, per essere davvero cool, dovrei rinnegare questo gioioso stato d’animo e dire che io preferisco essere un grande “stronzo”, guerrafondaio, privo di qualsiasi ideale.

Così facendo, sicuramente, sarei uno “scrittore” alternativo, degno di tale nome e non uniformato alla massa.

E invece no.

Io amo il Natale. A Natale mi sento più bbbuono ( rigorosamente con la tripla “b” per risvegliare il mio essere campano ). E sono fierissimo di questo mio buonismo.

Mi ricordo del mio Natale, quando la crisi non esisteva o – almeno – non la si sentiva per strada. L’aria dicembrina era pervasa da un odore agro-dolce. Il dolce era dato dal fuoco di camini mescolato a carne e castagne abbrustolite. L’acro – invece – era dato dalla polvere da sparo scoppiata.

No, non la polvere da sparo di fucili, mitra e cannoni!

Erano i petardi ad esplodere. E io ero davvero felice quando sentivo il botto.

Con 500 lire riuscivo a comprare dieci raudi o – in alternatava – venti mini ciccioli.

Con dieci raudi riempivo – ma piena zeppa – una delle due tasche del mio giaccone.

Un giaccone rigorosamente verde, con colletto di velluto blu.

L’altra tasca serviva per la “miccetta”. La miccetta costava 150 lire e durava almeno tre/quattro giorni.

Erano davvero dispettose quelle miccette. Alle volte ti rosicchiavano completamente la fodera della tasca. Altre volte, invece, gli svedesi si staccavano dalla stecca di legno e s’accendevano da soli.

Morale della favola: la tasca si bucava, le Mamme lo scoprivano, ed ecco che erano “mazzate”.

Certo, erano mazzate d’amore e… alla fine si era lo stesso felici.

In fondo, cosa desiderare di più.

Avevi i petardi, sentivi i botti, la scuola era chiusa e, soprattutto, arrivava Natale e, se “avevi fatto il bravo” ( ma poi mi chiedo quale bambino all’epoca era realmente cattivo? ), potevi sperare in un regalo che giungeva direttamente da – udite!!! udite!!! – Babbo Natale.

Perché sì. Babbo Natale esisteva eccome.

 

Oggi, invece, c’è la crisi.

E la crisi va esorcizzata come si deve.

Ecco che: i petardi sono stati sostituiti dagli smartphone, al posto delle miccette ci sono gli ipood, le tasche non si bucano più, i botti sono stati sostituiti dai bassi, sparati rigorosamente a palla, degli happy hour e nella tasca di dietro si è aggiunto un bel portafogli carico di biglietti rossi e con una carta d’identità che ci ricorda una data.

Nato il: 25 – 12 – 1996.

Ma non importa, tanto il prosecco glielo daranno ugualmente e senza sperare in Babbo Natale.

Bastano i soldi.

 

Insomma, forse i tempi son cambiati, ma io per fortuna il mio presepio l’ho fatto anche quest’anno.

Ed ora mi godo Benino, quel poverissimo pastore che dorme beato, ignaro di tutto.

Mi commuovo.

Mi fermo a pensare.

Concludo che, alla fine, le crisi ci sono sempre state e, in un modo o in altro, si sono sempre risolte. In fondo pure Benino… mica era ricco!

M’interrogo.

E la domanda non è più “chissà se ne usciremo” ma “ chissà come ne usciremo e, soprattutto, cosa diventeremo”… ma intanto, chissenefrega.

Tra qualche giorno è Natale e… Benino, lo stesso continua a dormire beato.

ZF   RECENSIONE DINANIMISTA WEBZINE

*tratto e riadattato da uno scritto del 4-12-2011 pubblicato su: http://e-bookdinanimismo.myblog.it/2011/12/04/piccola-favola-natalizia/


* Foto di “Benino” postata dalla redazione e liberamente tratta da:http://www.presepenapoletano.it/rivista/anno5-n5/benino.htm

***ZAIRO FERRANTE SCRITTORE DI ORIGINI SALERNITANE, DI  FERRARA, promotore nazionale del Dinanimismo letterario