Un lavoro di precisione
L’uso del martello è così intuitivo che anche le più severe norme per la sicurezza dei consumatori non prevedono che i martelli siano venduti con fogli di istruzioni allegati. Però sono pochi quelli che senza sbrecciare l’intonaco riescono a piantare saldamente un chiodo sul muro con pochi colpi precisi. Di solito, l’attività domestica del piantare un chiodo produce l’agitazione di un cantiere. Oltre al vociare di un mercato, alla prima martellata su un dito. Perché, come spesso succede, anche nelle cose molto semplici bisogna saperci molto fare.
Leggendo l’articolo “CASO QUILICI PRIVILEGIATO L’INSULTO” si comprende quanto il prof. Ranieri Varese sia un Maestro del martello, uno di quei mitici artisti che con un martellino da orefice riescono a fare lavori che altri non riuscirebbero a portare a termine senza impugnare una mazza. È stato magistrale il prof.: alcuni colpetti decisi assegnati con garbo, previa anestetizzante preparazione con gentili ringraziamenti, e le dentature del sindaco e del Rettore Nappi sono andate in frantumi. Un lavoro utile. Consentirà ai due ex titolari di dentature permanenti di non sentire più l’esigenza di dar aria ai denti adducendo lunghe spiegazioni che c’entrano coi problemi sollevati come i cavoli a merenda. “Avevo posto un diverso problema” – dice severamente il prof. Varese assegnando la prima martellata, precisando poi implacabilmente, con una seconda martellata, che “s’è parlato d’altro” come “la ricostruzione della genesi del premio” Riconoscimento Quilici, o che ci “siano stati risultati lodevoli fra i molti partecipanti”. Assegnando infine la martellata conclusiva con l’impietosa osservazione che, oltre ad essere la sopravvivenza del premio “legata a questioni finanziarie invece che etiche”, si manca pure di “coraggio non dichiarando l'intenzione di proseguire nella iniziativa o di volerla cancellare”. In altri termini: poveri e vigliacchi.
“Vai avanti tu, che a me scappa da ridere” diceva quel tale della barzelletta al suo compare.
Paolo Giardini