Cibernetica (e cyberfolk): Kraftwerk uber alles

    
kraftwerk
Tutto è già stato scritto e composto. Spesso è questa la sensazione che accompagna ogni nuovo ascolto degli ultimi dieci-quindici anni.
La musica del XXI secolo, almeno quella che ha avuto la capacità, la fortuna o grandi investimenti economici dietro di sé per arrivare al grande pubblico, è da diverso tempo povera di innovazioni, di ricerca stilistica e spesso anche di una pur minima sensibilità artistica capace di rinnovare e reinventare il mondo musicale e di portare una ventata d'aria fresca in quello che sembra essere, nella migliore delle ipotesi, un panorama cristallizzato nella sua immobilità.

*VIDEO

Bisogna capire se non è rimasto più niente da dire, se tutto è già stato sviscerato, o se mancano la voglia e la capacità di costruire nuovi linguaggi musicali, talmente potenti da entrare con forza nell'immaginario e nel vivere quotidiano, e di innovare la musica. In questo senso, I Kraftwerk sono il gruppo più innovativo di tutti i tempi: pianificandolo con estrema consapevolezza e perizia, sono riusciti nel loro progetto di creazione di una nuova musica popolare attingendo a piene mani dalla sperimentazione delle avanguardie novecentesche, unendole alla tradizione pop e creando una musica nuova capace di parlare indistintamente a tutte le culture musicali e a tutti i popoli. Senza di loro non sarebbero mai esistite la new wave, la disco, l’hip-hop e la techno, o almeno non avrebbero avuto molti dei loro tratti distintivi. Con “Trans-Europe Express” il gruppo di Dusseldorf raggiunge la massima espressione di questo percorso artistico, anticipando decine di gruppi e di stili, che come loro faranno la storia della musica. Da tenere sul comò, vicino alla Bibbia.
Flavio Talamonti