Stefano Ferrari-Théophile Désiré Onana - Mai da soli. Ci vuole buio per vedere le stelle by E. Diedo

Stefano Ferrari-Théophile Désiré Onana 

Mai da soli. Ci vuole buio per vedere le stelle

Prefazione di Andrea Turazzi

In copertina fotografia di Elena Lazzari

Este Edition srl, Ferrara 2013, pp. 56, € 10,00

 

Con il patrocinio del Comune di Ferrara ed una tabula gratulatoria d’oltre un centinaio di aderenti, questa pubblicazione a quattro mani, ma di fatto proposta e prevalentemente elaborata nonché curata in esclusiva da Stefano Ferrari, tratta un argomento non trascurabile, anzi molto attuale, sempre più attuale direi, nella società contemporanea. Tematica che, con riguardo alla coppia regolarmente sposata ed in vigenza d’intatta reciprocità, cioé per quella coppia che non ne sia fortunatamente ancora incappata, probabilmente non ne è intravista la gravità, o quanto meno non in tutta la sua dirompente drammaticità. Per quanti invece la stiano vivendo, tale negativa esperienza molto spesso è rappresentativa di vera e propria disperazione. Sia emotiva ed affettiva sia finanziaria, per spese spesso e volentieri derivanti da inutili, evitabili liti legali ma soprattutto da quelle saputamente consequenziali, circa il regime di mantenimento del coniuge e dell’eventuale prole. E, da quest’ultima angolatura, non sono da sottovalutare le limitazioni nei rapporti con i figli. A subirne è soprattutto il maschio. Anche se non è sempre così: capita anche che la realtà sia capovolta, nel senso di corrispondere a fenomeno di gravoso fardello al femminile. Certamente, e sempre, sono i figli, quando ve ne siano di mezzo, a pagarne ingiuste conseguenze.

In poche parole è, questo, precisamente un circostanziato diario di bruciata convivenza coniugale.

Lavoro supportato dalla collaterale testimonianza d’un’amicizia, al maschile e, per una doverosa puntualizzazione, del tutto disinteressata dal punto di vista sessuale (non rappresentativa d’una fattispecie di convivenza omosessuale), d’un giovane studente camerunense, per l’appunto (come si evince dall’indicazione di copertina) Théophile Désiré Onana, il quale, pur potendo essere, per età, figlio dell’autore, vera vittima di turno, proprio a quest’ultimo ha saputo rendere conforto, significandone una fondamentale, insperata risorsa umana, salvifica fonte di stimolo psicologico. In pratica, costituendo provvidenziale aiuto atto a superare l’inizio d’una devastante fine matrimoniale ma specialmente familiare, implicando essa la separazione, oltreché dalla consorte, dal figlio e, perché no, dal domestico gatto – forse gli animali non sono latori d’affetti veri quali quelli legati alla vicendevolezza umana?!

Qui, accanto alla distruttiva esperienza-disavventura della disgregazione d’una famiglia, equivalente alla perdita d’un fisico, corporeo, materiale nucleo di persone, eventuali animali, ed un bagaglio d’altre più inanimate cose mobili ed immobili condivise per lunghi anni, in primis la casa, s’inseriscono una sequela d’altre tremende disgrazie. Tra le quali, la terrificante esperienza della dipartita, in tempi poco discosti, della famiglia d’origine, al suo completo. Quattro persone, i genitori, il fratello e la sorella (disgrazie, queste due ultime, premature e quanto mai inattese), che tra le more della separazione e l’immediato periodo della solitudine, hanno veramente messo sotto stressante pressione il nostro autore, allentandone la volontà di vivere e finanche la più istintiva forza del sopravvivere.

Nel titolo e poi nel sottotitolo si legge l’autentica illuminazione, corrispettivo d’altrettanti concreti aiuti che hanno contribuito a ridargli giusta fiducia nel futuro. Non foss’altro che per avergli infuso necessaria energia capace d’alimentare in lui nuova speranza nei confronti del prossimo.

Il sottotiolo, Ci vuole buio per vedere le stelle, esprime una sua forte valenza solo a posteriori, a seguito del fatto che molti amici, in parte ritrovati ed in parte nuovi, autentico “Esercito di Angeli”, si siano resi disponibili e non l’abbiano fatto sentire solitario naufrago nell’oceano della disperazione. Ed ha potuto significare poetica, ma altresì umanamente consolante, alternativa alla perdita delle due famiglie, quella d’origine (separazione dalla moglie) e quella da lui creatasi (dipartita dei suoi cari componenti).

Così che alla fin fine il titolo principale, Mai da soli, risulta essere una felice risoluzione, che, pur avviando un’ipotesi di lettura, in realtà funge da lungimirante conclusione: miracolosa constatazione che gli Altri esistono… che, in definitiva, esiste una divina provvidenza: Dio esiste.

Si capisce, inoltre, come Stefano Ferrari debba molto anche a questo libro. Basta leggerne il lungo elenco dell’appendice gratulatoria.

 

Emilio Diedo

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