Lucia Schiavone -L’arte di Nicola Schiavone rec. di E. Diedo

sud italia dal satellite.jpgLucia Schiavone

Nicola Schiavone. Il ricordo di un artista del Sud.

Nota critica nella prima aletta di copertina di Maria Eugenia Miano

 

Edizioni Helicon sas, Arezzo 2012, pp. 384, € 45,00


Ponderoso volume questo catalogo-biografia del nonno paterno della curatrice Lucia Schiavone. I suoi due chilogrammi abbondanti confermano, come non mai, il peso della cultura che l’opera in sé richiama. Una conclamata cultura, sia per quanto attenga all’avo Nicola Schiavone (Torremaggiore, Foggia, 12/01/1907 †, 5/12/1967) sia con riferimento alla nipote che, tramite le sue ottime referenze artistiche, personali e professionali (scultrice e restauratrice affermata, laureata in Beni Culturali, specializzata in restauro di sculture lignee policrome e di dipinti murali, e perfezionata in diagnostica dei Beni Culturali su materiali ceramici, lapidei e musivi), ha inteso approfondirne i fondamenti artistici. È anche in considerazione del fatto che nella realtà, per una naturale discrepanza di date anagrafiche (nata quando egli era già defunto), non le era riuscito di conoscerlo nella sua fisica persona, se ha voluto farne conoscere, o conoscere meglio, le innegabili doti quanto meno artistiche al pubblico. Finalità, per lo meno sotto quest’ultimo aspetto, perfettamente raggiunta.

Il forte impulso, non solo affettivo, che ha spinto Lucia a curarne la monografia è reso vivo nella dedica ad esergo, parallela all’icastica, raffinata citazione sul significato dell’arte di Claes Oldenburg, «tecnica di comunicazione [la cui] immagine è la più completa di tutte le comunicazioni», cfr. p. 5. A completamento del pathos familiare che contraddistingue un tale lavoro, in quarta di copertina, nel far capolino d’uno sfumato, quasi fantasmagorico tondo della faccia del defunto Artista, appare la significativa poesia, una delle tante, di Edio Felice Schiavone, padre della nostra Lucia e figlio dell’artista Nicola: Nuove assenze. A mio padre. Sintesi esemplare d’un’icona generazionale tridimensionale.

Il patrocinio del Comune di San Paolo di Civitate (FG) è anche l’attestato, ulteriore, della duttile fama dell’artista Nicola Schiavone, che, specialmente nella scultura, vanta glorie internazionali. Durante il periodo fascista ebbe persino l’opportunità di vedersi acquistare da Mussolini, già duce, alla V Mostra del Sindacato Interprovinciale Fascista delle Belle Arti di Puglia, una scultura in terracotta (Gisella).

La latitudine dell’applicazione alle arti di Nicola Schiavone, Maestro d’Arte, spazia dalla pittura al disegno, dalla scultura all’architettura, includendo persino la progettistica, molto consistente soprattutto quella in ambiente cimiteriale (lapidi, monumenti, edicole, cappelle, tombe), attività che già in vita gli valse ampia notorietà. Venendo al particolare, la sua figuratività include un vasto repertorio di pitture ad olio (su tela e su tavolette), disegni a matita, a penna, a carboncino, pastelli ed acquerelli. Quanto alla scultura, egli operò su marmi e pietre, argilla e gesso. I progetti architettonici, i più vari, sono invece frutto dell’amicizia e collaborazione con l’architetto Concezio Petrucci. Laddove, nei progetti e disegni cimiteriali emerge una forte inflessione mitteleuropea, cfr. 95, in Catalogo fotografico delle opere / Premessa al catalogo.

La bravura della nipote curatrice evidenzia, nel primo terzo del volume, trattandone essenzialmente la biografia, il fortunato percorso del nonno, indicandone le tappe che ne hanno scandito la versatilità scolastica ed il conseguente statificato stile. In pratica, egli mise ottimamente a fuoco, perfezionandone approfondite peculiarità, gli insegnamenti di maestri quali il francese François-Auguste-René Rodin nonché dei connazionali Medardo Rosso, Vincenzo Gemito, Leonardo Bistolfi ed Arturo Stagliano. Ma colui che lo conquistò per completezza di temi e tecnica sembra sia stato il grande Giacomo Manzoni, altrimenti noto come Giacomo Manzù.

Forte della dinamica frequenza di circoli artistici quali quelli torinesi, fiorentini, bolognesi e romani, emerge un optimum di classicismo e razionalismo impreziositi delle correttive sfumature simboliste ed impressioniste, che lo resero attuale ed innovativo nel contempo e che ne immortalarono una visione criticamente alta e condivisa – cfr. nota editoriale a firma di Maria Eugenia Miano, nella prima aletta di copertina.

Opera veramente di spessore, questa, non solo per la consistenza ponderale ma anche e soprattutto per la dovizia di particolari che focalizzano, in maniera assolutamente univoca, la potenza visiva e plastica dell’Arte praticata da Nicola Schiavone, che, inquadrandolo nel sottotiolo de Il ricordo di un artista del Sud, a mio modo di vedere, viene ridimensionato nell’appiattimento d’un’omogeneità che, per quanto possa corrispondere ad un insieme qualitativo comunque elevato, ne discrimina una superiorità non meramente potenziale bensì più che plausibile. Tuttavia, all’opposto, è da comprendere l’educato, altruistico senso d’umiltà che la nipote Lucia ha voluto imprimere all’opera del nonno, nella sua accorata monografia. Di fatto, nell’analitica sua ricerca e nella conseguente definitiva stesura, impeccabile e quanto mai eloquente voce d’un cuore e d’una coerente mente, Lucia Schiavone ha dato modo d’aver conosciuto nonno Nicola, cosa che non aveva potuto fare in vita, forse più di quante persone gli siano state contemporanee. Almeno, come già si disse, nella materia artistica. E, nel far ciò, è scontato che abbia offerto al medesimo avo un dono impagabile ma più che mai meritato. Si può ben dire che abbia fatto ulteriore giustizia (anche a posteriori, riattizzandone la memoria) su una singola e singolare conoscenza inclusiva di grande competenza ed intuizione inventiva.

 

Emilio Diedo

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