BY MORGAN PALMAS
La storia che sto per raccontarvi ha coinvolto non solo una delle collaboratrici di più lunga data di Sul Romanzo, ma anche il sottoscritto. Capii di essere coinvolto quando una mattina del 2010 due poliziotti si presentarono nella sede della mia agenzia letteraria con la richiesta di andare dopo pochi giorni presso la sede della Polizia Postale di Vicenza. Non mi dissero quale fosse il motivo; lo capii nei loro uffici: il poliziotto che avevo davanti mi chiese, in seguito a qualche considerazione formale, una testimonianza spontanea sulla querelle Maria Antonietta Pinna versus due docenti universitari: Miriam Turrini e Gian Paolo Brizzi.
Un passo indietro di qualche mese. Febbraio 2010. La mia collaboratrice sosteneva che la sua tesi di laurea fosse stata in gran parte copiata per una pubblicazione: un plagio letterario. Mi ero confrontato via mail e a telefono con Pinna, mi aveva spiegato la questione, si trattava di capire se fosse il caso di dare visibilità su Sul Romanzo a una vicenda che nascondeva da subito alcune insidie: mettersi contro due docenti con una riconosciuta carriera accademica, in particolare Brizzi, oltre a essere un professore ordinario, è direttore dell’Archivio Storico dell’Università degli Studi di Bologna.
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In accordo con Pinna, decisi che fosse importante protestare, se non altro manifestare la contrarietà con due articoli verso un comportamento lesivo del lavoro altrui, raccontando i fatti. Ma i fatti scatenarono la replica dei due docenti, attraverso commenti abbastanza feroci nel blog di Sul Romanzo e nelle pagine de L’Espresso (1-2). Da quel momento si aprì la contesa giudiziaria, un Pubblico Ministero (Procura della Repubblica di Ferrara) dispose la cancellazione degli articoli che avevo pubblicato. A quel tempo non ne capivo la ragione, non c’era uno straccio di sentenza, eppure Google cancellò i miei due articoli – Sul Romanzo era gestito con dominio blogspot, di proprietà di Google – su ordine del PM (per la verità qualcosa non funzionò a livello tecnico, perché uno dei due articoli fu raggiungibile per un certo periodo, per poi scomparire nuovamente). Mi ripeto, non c’era una sentenza, ma un sospetto di diffamazione da parte di un PM.
Mi chiedevo in quelle settimane: se un giorno venisse accertato che non vi era diffamazione, che cosa dovrei fare io? Dovrei chiedere giustizia a Google, a quel PM e ai due docenti? Non c’era un reato con sentenza, ma un sospetto. Allora mi si deve spiegare il significato di quanto la nostra Costituzione esprime nell’art. 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Se anche si fa riferimento al seguito dell’articolo 21, quando si parla di sequestro, è esplicitato l’arco temporale di 24 ore dal momento in cui l’ufficiale di polizia giudiziaria fa denunzia all’autorità giudiziaria. Senza la convalida entro le 24 ore successive da parte dell’autorità giudiziaria “il sequestro s’intende revocato e privo d’ogni effetto”.
Con quale legittimità un PM impediva la presenza online di due miei articoli?
In barba ai padri costituenti, io mi sono trovato una censura bella e buona su Sul Romanzo, eseguita da Google, che accettò senza battere ciglio l’ordine di un ufficiale di polizia giudiziaria.
Interpellai il mio avvocato e mi spiegò che la situazione era ingarbugliata, allo stesso tempo sapevo che Pinna aveva presentato una denuncia per plagio letterario e ricevuto una querela per diffamazione.
Sono trascorsi tre anni. Il 2 maggio scorso il Giudice Alessandro Rizzieri ha assolto Maria Antonietta Pinna dal reato di diffamazione.....C