Ferrara città di scienza: postsisma? la parola ai geologi!

I ricercatori: “serve una rete di monitoraggio geochimica”

I geologi dell'Ingv evidenziano l'importanza di una collaborazione tra istituzioni, studiosi e cittadini

 

admin-ajax (36)di Daniele Oppo

Prevedere i terremoti, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, non si può. Elaborare dei dati sulla base delle “anomalie” riscontrate nelle reti geofisica e geochimica, per attivare uno stato di pre-allarme o comunque di attenzione da parte delle istituzioni, è invece un’attività non solo fattibile ma anche necessaria.

Il problema è che, se esiste una rete di monitoraggio geofisico che gode già di una certa attenzione a tutti i livelli, il monitoraggio geochimico – quello cioè “finalizzato oltre che a definire la circolazione e l’origine dei fluidi, alla detenzione delle modificazioni delle loro caratteristiche chimiche, isotopiche o di altro tipo indotte da fattori diversi da quelli meteorologici, stagionali, antropici o di altro genere, quelli che riguardano la fuoriuscita di gas o acque normalmente situate in profondità dal terreno, o la temperatura, acidità, salinità, torbidità dell’acqua o il livello piezometrico dei pozzi” come si legge sul sito dell’Ingv- come pure l’ osservazioni sul comportamento degli animali, inseriti in un tipo di attività di ricerca a breve termine, non riscuotono il giusto interesse né fra l’opinione pubblica né a livello politico. Ciò determina che i finanziamenti scarseggino e, di conseguenza, i ricercatori languono. Infatti in Italia “serve ma manca una rete di monitoraggio geochimica -spiega Fedora Quattrocchi, dirigente di ricerca dell’Ingv e responsabile unità geochimica fluidi, stoccaggio geologico e geotermia- ma il problema non è solo italiano o ferrarese nello specifico, bensì ha carattere internazionale”.... C

 

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