VittorioSgarbi
UfficioStampa
Perun articolo del febbraio 2011 a firma di Umberto Lucentini
Scorta:«L’Espresso» e il direttore Manfellotto condannati a pagare
30mila euro a Vittorio Sgarbi
Falsala ricostruzione del giornalista marsalese
secondocui la scorta a Sgarbi fu «tolta perché
lausava per gli affari suoi, amici e ragazze incluse».
ROMA- Il Gruppo Editoriale «L’Espresso» e il Direttore BrunoManfellotto sono stati condannati a pagare a VittorioSgarbi oltre 30.000 (trentamila) euro di danni per ilcontenuto dell’articolo dal titolo «Sgarbi, torna la scorta»,a firma del giornalista marsalese Umberto Lucentini,pubblicati sull’edizione cartacea e online del giornale «L’Espresso» nel febbraio del 2011(http://espresso.repubblica.it/dettaglio/sgarbi-torna-la-scorta/2145100).
L’articoloriferiva, attraverso ricostruzioni palesemente infondate, le presuntecircostanze che avrebbero indotto il prefetto di Trapania revocare prima, e a ridare dopo, la scorta al critico d’arte,all’epoca sindaco della Città Salemi.
Secondoil giudice del Tribunale di Camerino la notizia non èvera e «L’Espresso» non ha provato la veridicità di quantoaffermato dal giornalista marsalese Umberto Lucentininell’articolo. Pertanto sia l’editore che il Direttore sono staticondannati al risarcimento dei danni morali subiti da VittorioSgarbi.
Lucentinisi è letteralmente inventato la ricostruzione secondo cui la scortaa Sgarbi fu «tolta perché la usava per gli affari suoi,amici e ragazze incluse…».
Lucentini,tra l’altro, aveva insinuato che la scorta a Sgarbi fosse statariassegnata dopo un incontro tra il critico d’arte e l’alloraPresidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Sgarbi,avuta notizia della revoca della tutela, il 21 gennaio 2011, perprotesta, si era autosospeso dalle funzioni di Sindaco.
Ilgiudice, tra l’altro, ha stabilito che non risulta a verità cheSgarbi fosse andato «a piagnucolare da Berlusconi».
«Leaffermazioni di Lucentini – spiega l’avvocato GiampaoloCicconi – si sono rivelate palesemente offensive neiconfronti di Sgarbi e non rispettose, peraltro, del diritto dicronaca e/o di critica ai quali si deve ispirare il buon giornalista»
VittorioSgarbi commenta: «Un classico esempio del del “si dice”o del chiacchiericcio elevati a notizia, sui quali, come da copione,si è costruita una campagna di strumentalizzazione politica»