recensione scritta dal prof. Antonio Ferrero su "Pulsional Ritual" (attraverso i testi di Vitaldo Conte-alias Vital Dix - di Giovanni Sessa) edita sulla importante rivista afferente all'Università di Torino 'Filosofia e Teologia' e prossimamente sulla rivista 'L'ombra', per il n. speciale dedicato alle "nuove religioni". Nella recensione si ricorda la Sicilia e il Mediterraneo...
VITALDO CONTE e GIOVANNI SESSA, Pulsional Ritual, GEPAS, Avola, 2012, pp. 99
http://www.bookrepublic.it/book/9788897391197-pulsional-ritual/
Negli ultimi vent'anni il sud Italia - e la Sicilia in particolare - si è distinto per un'energia creativa dotata di un vitalismo sorprendente e contagioso, dando origine a una ricca serie di contaminazioni artistiche inedite e caratteristiche in ogni ambito estetico. Proprio da questa ventata di originalità e innovazione prendono le mosse Vitaldo Conte e Giovanni Sessa per il loro lavoro di sintesi Pulsional Ritual, un «percorso-pensiero sull'arte con i suoi dintorni esistenziali» (quarta di copertina). L'agile volume infatti porta a compimento i diversi progetti curati dai due autori: dalla Pulsional Gender Art, alla Pulsional TransArt fino alla gustosa appendice del libro dedicata al Pulsional Ru.mo.re! La cifra dell'intero progetto è la commistione, l'approccio sinestetico che trascenda la mera ricerca di novità artistica e vada anche oltre il "banale" riconoscimento delle potenzialità di una regione geografica particolare. In questa ottica è assolutamente chiaro Conte quando ricorda che «la Sicilia "liberata" dal rappresentare il Sud di qualcosa, può essere centro dell'erranza e della geo-grafia (terra-scrittura)» (p.9).
Dunque, non un testo per far conoscere le iniziative "mediterranee", ma la volontà di allargare la visione dell'estetica a fusioni intentate o comunque finora marginali. In particolare, tutto il libro è percorso da un impulso dionisiaco (Conte si augura fin dall'introduzione il «ritorno di Dioniso» nella sua accezione nietzscheana) che si manifesta nei richiami sciamanici di Marco Fioramanti, nel recupero aggiornato della land-art (nel capitolo Ritual trans-art), fino all'ebbrezza del "rumorismo" cui è dedicata la sezione conclusiva.
Tutta la prima parte, curata da Conte, attraversa diverse manifestazioni artistiche, dalle installazioni più concettuali (il dolmen di Avola rielaborato da Susini), alle provocazioni più ironiche (L'eremita amodale di Bianco, una specie di mummia interattiva inquietante e suggestiva).
Nella seconda parte, Sessa riparte da Heidegger e dalla sua lezione dell'arte come allegoria in senso strettamente etimologico ("conduco altrove") per cercare la lichtung dell'arte contemporanea in una nicchia in cui, secondo lo psicanalista statunitense James Hillman, «si sono rifugiati gli antichi dei, dopo la loro fuga al mondo, imposta dall'irrompere della visione cristiana» (p.62). Da questo esilio indesiderato, manifestano la loro presenza attraverso il filtro delle psicopatologie, mostrandosi ai mortali attraverso la rappresentazione più adeguata della loro condizione superumana eppure emarginata: il terrificante.
Affascinante premessa che consente un'ermeneutica dell'arte contemporanea mediterranea in questa duplice prospettiva: la sublime aspirazione a un'elevazione mistica, in cui l'artista – secondo la lezione tomista – si offre come tramite con l'assoluto (dove Dio è la causa essendi della bellezza e l'uomo la causa fiendi); oppure, specialmente attraverso determinata musica, si può scendere nel mistero e nell'inquietudine degli inferi, esecrati (anche qui, in senso etimologico) per il mondo ma dionisiacamente partecipi della stessa natura che ci circonda.
Un progetto, questo Pulsional, che affascina e conferma la vitalità della ricerca estetica contemporanea attraverso un'esplosione di vitalità che segna definitivamente la fine del minimalismo dei due decenni appena trascorsi.
Antonio Ferrero