La fine dell'arte secondo Baudrillard e Bonami

«L'arte contemporanea ha finito il suo ciclo e dovrà ricominciare da qualche parte, ma non si sa da dove». A dirlo non è un difensore del classico né un apocalittico convinto che il male assoluto risieda nel presente, bensì Francesco Bonami, il più celebre tra i curatori italiani che dopo aver diretto biennali in tutto il mondo e scritto acuti pamphlet, pare arrendersi all'evidenza che davvero l'arte di oggi sia portatrice di nonsense e che stia miracolosamente in piedi perché un ristretto giro di addetti ai lavori ha deciso così.

Bonami, che sta tentando di spiegare l'arte in tv a un pubblico almeno sulla carta più vasto di quello dei frequentatori di musei e gallerie, è stato intervistato da Pif, alias Pier Francesco Diliberto, nel programma Il testimone su MTV, proprio per andare a fondo sul mistero di quest'arte così astrusa e respingente, il cui mito parte dal 1917 con il primo ready made di Marcel Duchamp, prosegue all'inizio degli anni '60 con la Merda d'artista di Piero Manzoni, fino ad arrivare, nel 1993, all'esposizione di una scatola da scarpe vuota alla Biennale di Venezia, firmata Gabriel Orozco. «Lo fece - spiega Bonami - perché probabilmente non aveva niente da dire»..... C
 
Luca Beatrice  http://www.ilgiornale.it/news/cultura/baudrillard-e-funerale-dellarte-contemporanea-894417.html