La tv può educare? Sono in pochi a sostenerlo. Eppure quando tra il 1922 e il 1936 John Reith, mitico direttore generale della Bbc, elaborò i compiti del servizio pubblico britannico, indicò al primo posto quello di “educare” i cittadini. Le televisioni pubbliche europee continuano a richiamarsi al progetto di Reith. Sintetizzato nella triade “educare, informare, intrattenere”.
E senza dubbio la tv pubblica ha come suo compito primario la crescita civile e culturale dei cittadini. Perciò non dovrebbe spaventare il proposito di una tv “pedagogica”; sottratta al condizionamento degli inserzionisti pubblicitari. Senza un progetto educativo e comunitario, osservò Marcello Veneziani durante la sua esperienza nel Cda Rai, “gli utenti e soprattutto i minori non vengono lasciati liberi e autogestiti ma in balìa di altre agenzie diseducative”.
Permane tuttavia in molti intellettuali un pregiudizio antitelevisivo. Dovuto soprattutto agli esponenti della Scuola di Francoforte emigrati in America: Theodor Adorno e Max Horkheimer. Ma è nei testi letterari dell’utopia negativa del Novecento che si disegna un futuro di oppressione legato all’avvento della televisione. Se si leggono i romanzi “1984” e “La fattoria degli animali” di George Orwell, e anche “Buio a mezzogiorno” di Arthur Koestler, si ha un quadro preciso di come funzionano gli ingranaggi per il controllo del pensiero. Al riguardo il sociologo Neil Postman avvertiva: “quando una popolazione è distratta da cose superficiali, quando la vita culturale è diventata un eterno circo di divertimenti, quando ogni serio discorso pubblico si trasforma in balbettio infantile, quando, in breve, un intero popolo si trasforma in spettatore e ogni affare pubblico in vaudeville, allora la nazione è in pericolo; la morte della cultura è chiaramente una possibilità”. Peraltro, aggiungeva Postman, cinema, dischi e radio sono anch’essi destinati all’intrattenimento. E i loro effetti nell’alterare lo stile del discorso non sono certo insignificanti. Eppure, “la televisione è un’altra cosa, perché racchiude ogni forma di discorso”. Non si va al cinema per informarsi di politica o sulle ultime scoperte scientifiche. Ci si rivolge alla tv. Il modo in cui la televisione presenta il mondo diventa il modello di come il mondo deve presentarsi. Perciò essa è anche immediato bersaglio di critiche...... C
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