URANIA 60

Quasi una vita, per un genere letterario che ha caratterizzato il '900 e che in Italia ha preso strade tutte sue.
E così, nel 1952, l'anno che vide l'esplosione della bomba H, Eisenhower eletto presidente, il primo robot teleguidato, l'uscita di La valle dell'Eden di Steinbeck e de Il visconte dimezzato di Calvino, la vittoria di Coppi al Giro e al Tour, nelle nostre edicole appare, a ottobre, la collana di piccolo formato «I romanzi di Urania». Iniziava una nuova epoca.Il mercato italiano di letteratura popolare apriva le porte a un genere nuovo, non classificato, e sin dalla fine dell'800 definito come romanzi «straordinari» (a partire da Verne), «meravigliosi», «del futuro» e così via. Adesso aveva un nome preciso: la «fanta-scienza» (col trattino). Era il modo con cui Giorgio Monicelli aveva pensato di tradurre il termine inglese science-fiction, cioè narrativa a sfondo scientifico. Accanto alle storie poliziesche (i gialli, dal colore della copertina della collana degli anni Trenta), avventurose, d'amore, di cappa e spada, adesso la Mondadori allineava anche questa narrativa che apriva l'immaginazione sul meraviglioso scientifico e tecnologico: «avventure nel tempo e nello spazio» specificava il curatore in copertina.... C
 
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