GPS a Cona? Evoluzione della foglia di fico

 

EVOLUZIONE DELLA FOGLIA DI FICO

 

E’ probabile che si possa misurare il crescente grado d’inettitudine del sistema di potere dominante semplicemente registrando la frequenza della parola “trasparenza” pronunciata dalla nomenklatura. Si ricorderà che un profluvio di citazioni della “glasnost”, parola russa che appunto significa (anche) trasparenza, fu il prodromo all’implosione dell’Unione Sovietica.

La trasparenza è una qualità suggestiva. Amplia ambiti concettuali immoti dalla notte dei tempi, come è avvenuto per i muri o i piani dei tavoliquando furono realizzati in vetro in contrapposizione al senso di solidità associata all’opacità dei materiali robusti, ottenendo l’aggiunta di quel tocco di anticonformistica contro-intuitività che architetti, designer e scultori inseguono per compensare la mancanza d’estro creativo.

Va da sé che quando l’anticonformismo diventa conformismo di maniera se ne vedano delle belle. Come nel caso della foglia di fico, ipocrita necessità del passato che nonostante il mutare dei tempi e delle convenzioni continua ad essere posta sulle “vergogne”. Oggi questa parvenza non si appone più alle intime nudità di statue antropomorfe, copre altri tipi di oscenità ma, e qui sta la sorpresa, spesso è trasparente! Se n’è palesata una proprio di recente, al solito, per l’enorme ospedale in cartongesso e linoleum di Cona, la cui strampalata configurazione, ripetitiva nella sua monotonia ambientale, priva di riferimenti esterni e segnaletica atta a fornire immediato riscontro alle necessità di orientamento a chiunque vi transita (ma i “pollicino” non mancano mai e, non essendoci più bisogno di lasciar labili tracce con briciole di pane, sicuramente le pareti dei deserti corridoi fioriranno di indicazioni personali a pennarello), ha destato tali difficoltà operative da far scaturire rimostranze perfino dagli abulici fruitori locali.

Per non parlare dei dipendenti dell’ospedale in difficoltà a trovare i loro posti di lavoro.

Così, invece di dire: “Abbiate pazienza, ne abbiamo combinata un’altra delle nostre! Voi che siete più pratici di noi politicanti, avente suggerimenti da darci?”, i vertici dell’azienda ospedaliera mandatici da Bologna non dicono niente, ma coprono il disastro con la foglia di fico dell’annuncio che è stato lanciato il servizio GPS ‘Dove deve andare?’ per essere magicamente guidati a destinazione senza sapere la strada.

E’ una foglia di fico (FdF per brevità) trasparente (quindi FdFT), perché non occulta la tragicomica situazione. Un simulacro di messinscena. Infatti per fruire nominalmente del servizio FdFT occorre possedere uno Smartphone o un iPad, strumenti usati si e no dall’1% del 51% della popolazione del Comune di Ferrara (gli ultracinquantenni). Un 51% che sale a oltre il 57% degli utenti detraendo dal conto i ragazzini fino a 14 anni che all’ospedale ci vanno accompagnati dagli adulti. E non finisce qui con gli attributi FdFT: fermo restando l’imprecisione che può arrivare a decine di metri, ogni apparecchio GPS funziona bene solo se riesce ad agganciare i segnali di 4 satelliti. Al coperto è impossibile ricevere quei deboli segnali, quindi occorrono accrocchi software ad hoc appoggiati alla rete cellulare che inevitabilmente peggioreranno l’affidabilità e i risultati della localizzazione se non robustamente implementati via hardware in tutto l’ospedale.

In altre parole, ammesso che realizzino la FdFT promessa, se un’esigua percentuale la utilizzerà dovrà vedersela con grossolani errori di localizzazione, e poiché le difficoltà di deambulazione coinvolgono anche i vari piani per i quali bisogna cambiare ascensore (troppo banale progettare colonne ascensori per tutti i piani, eh?), in concomitanza con gli orari degli appuntamenti si verificheranno casi di labirintite indotta dal girare in tondo sui piani sbagliati suggerito dalle indicazioni degli smartphone.

Darwin, figlio d’epoca vittoriana, conosceva e presumibilmente approvava l’esigenza della foglia di fico da statue. Chissà se immaginava un’involuzione genetica così fantozziana per quel posticcio?

 

Paolo Giardini