Sandro Giovannini: La Rotta si Ricompone 2

 

Inuna ambientazione del tutto evocativa e con un supporto sobrio ed efficienteabbiamo partecipato a questo primo incontro ascoltando con attenzione tutte lecomunicazioni, da quelle introduttive di Besana e Veneziani a quelle dei moltiintervenuti, infine al programmato resoconto-comunicato stampa conclusivo diVeneziani al termine della giornata. In un quadro di potenzialità prepolitica che verifichi un definitivosuperamento dei decenni di subalternità e riconforti un’eredità inequivoca edattualmente dispersa in varie tribù delle ‘destree non solo’ assieme ad una tensione generativa di nuove auspicate sintesi, leipotesi prospettate dal proemio per i destinatari-partecipantiall’appello erano tre: fondazione,movimento, partito. Il quadro problematico si complica ulteriormenterispetto all’eventualità della terza scelta: salda e/o isolata testimonianza, strumentodi accordi condizionati/nti, reale primato se non di potere almeno dirappresentanza.  Gli interventi si sonotutti sostanzialmente confrontati poi entro tale cornice alternandoconsiderazioni più decisamente culturali ad altre più strettamente politiche,tutte però, a mio avviso, ormai sostanzialmente consapevoli, ad di là deiprevedibili accenti personali dovuti alle relative scie esistenziali, dell’irrecuperabilità- secondo gli schemi correnti - di una storia recente costellata di moltierrori di  strategia e tattica e diingiustificabili irresponsabilità personali. Anche il nostro amico Francesco Sacconi è intervenuto efficacemente conuna concentrata serie di domande sempre affacciate da Nuova Oggettività.  Complessivamentesi auspica la formazione – comunque poi realmente si strutturi – di un movimento che favorisca la nascita poidi un nuovo reale referente politico che sappia tenere i fili di una ereditàstorica e nello stesso tempo possa determinare una nuova trainante presenza divalori e comportamenti. 

 

Finqui un quadro che ho cercato di rappresentare con una sintesi il più oggettivapossibile.   Quali invece le mieimpressioni personali, dopo un attento ascolto senza intervento alcuno?

1) In un certo senso sono stato stupitodella velocità con la quale un progetto del genere (di tale ambizione sia purresponsabilmente ed intelligentemente presentato su di un orizzontemetodologico del tutto problematico) possa essere varato.  Rispetto ai temi ed ai tempi che mi sonosembrati necessari, ad esempio, per avviare processi similari,  (la Nuova Destra... la Nuova Oggettività,a puro titolo di esempio, senza minimamente considerare elementi di merito)tutto ciò mi è parso segnato da una necessità stringente.  La qualcosa non è detto che sia, però, intale momento di drammatica emergenza, in sé una cosa negativa. Ci sono addiritturaormai molti segnali in partenza da vari luoghidella sofferenza non solo politica ma più latamente civile e sociale, chenon riescono più ad ascoltare se non comunicazioni estremamente concentrate edirettamente legate alla concretezza operativa...  Capirete che tale perplessità si lega admolte possibili riflessioni di metodo e merito.

2)Altra cosa che mi ha stupito è la facilità estrema con la quale molti liquidanocome esteriore e con fastidio, la diatriba “destra-nondestra-al di là della destra e della sinistra”.  Infatti, pur comprendendo in pieno la nausea,ormai procurata per lo più però dall’insistere gazzettiero ultratrentennale sul problema senza una vera possibilesoluzione di sintesi che non sia l’aureo richiamo ad un ossimoro storico pienodi drammaticità e nello stesso tempo di comprovata valenza creativa (epotenzialità future in mutatecondizioni), resta il fatto che qui un vero approfondimento concettuale almenodei termini della questione, non si è avuto modo e tempo mai di farloveramente, nelle sedi più opportune che avessero poi però un collegamento ampiocon le sensibilità più estese, e quindi poter far partecipare la maggior partepossibile, senza irosità e senza dileggio alcuno, e senza eccessivi facilismi,il tutto in vista di un risultato produttivo. Per quanto mi riguarda dato ilriferimento aureo di cui sopra èchiara la mia posizione personale: essere divera destra e di vera sinistra, nel medesimo tempo, non è unacontraddizione negativa od una furbesca soluzione ma una potenzialità positivadi tensione dialettica espressa dalla potenzialitàpartecipativa in chiave di volta (e di svolta) non solo tecnica maprimieramente spirituale.  Pertanto lascelta comunitarista, differenzialista, anticapitalista, antiglobalista, èirrinunciabile.   Ciò nel segno di una continuitàstorica ed in favore di sempre nuove possibili auspicate sintesi, senza farsitravolgere dal sospetto dei falsi amici e dai semplificatori di turno, dallamalafede di validamente ineliminabili ed autentici avversari, dallo scetticismosempre feroce dei moderati e dal giudizio comunque ingenerosamente stitico o perdutamentemalevolo sempre in agguato...

 

Peril resto (ma queste due perplessità non sono né di poco conto né di pocarilevanza sia per le implicanze di metodo che di merito), per quanto possocapire sia a livello intuitivo che più riflesso, che tale percorso lo accolgocon piena e fiduciosa speranza e so che questo creerà anche sconcerto traalcuni amici che io autenticamente e non solo formalmente stimo per forza,dignità, coerenza.  In tale scelta mettoa rischio, sappiamo bene senza alcun tipo di paracadute e ne sono pienamenteconsapevole, un lavoro comunitario di anni, ma oltre alla speranza di esserepienamente compreso, reputo che il primo dovere di ciascuno è di essereautenticamente responsabile.

 

Sandro Giovannini