Sullo spunto delle sollecitazioni lanciate sulle pagine di Meteo Web da alcuni cittadini emiliani (Terremoto, che sta succedendo in Emilia Romagna? Il suolo sembra “vuoto” e le case è come se “galleggiassero”…) e sulla base dei fondamentali scritti della Prof.ssa Teresa Crespellani, autorevole docente di Ingegneria Geotecnica Sismica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Firenze, il geologo Giampiero Petrucci delinea un quadro ulteriore sui fenomeni di liquefazione verificatisi in corrispondenza del recente terremoto in Emilia.
Definizione. La liquefazione è un particolare effetto di sito che amplifica localmente gli sviluppi di un terremoto ma può esplicarsi soltanto quando si verificano contemporaneamente alcuni fattori principali:
- un sisma di magnitudo superiore a 5.5, con durata della scossa di almeno 10-15 secondi, in una zona caratterizzata da un PGA (Peak Ground Acceleration, picco di accelerazione al suolo) maggiore di 0.15g. Il PGA è, come recita la sua definizione ufficiale, “l’accelerazione del terreno su un suolo rigido e pianeggiante che ha una probabilità del 10% di essere superata in 50 anni”. L’INGV ha fornito una carta del PGA per l’intero territorio nazionale
- presenza nei primi 15 metri di profondità di terreni incoerenti, in particolare sabbie fini, geologicamente recenti, granulometricamente uniformi, abbastanza porose e poco addensate
- la falda acquifera prossima al piano di campagna, con terreni quindi che possono saturarsi rapidamente
In queste situazioni le scosse sismiche alterano fortemente l’equilibro del terreno sabbioso in cui si annulla la resistenza al taglio cioè la capacità di sopportare sforzi che nei terreni incoerenti (quali appunto sabbie e limi) è dovuta esclusivamente all’attrito tra i singoli granuli. In pratica viene superato il cosiddetto limite di rottura e si riduce drasticamente la capacità portante del terreno che si fluidifica ovvero tende a comportarsi come un liquido ... C