Tutto Cambia: tranne Ferrara...

Un tempo le precipitazioni atmosferiche riuscivano a fermare i trasporti ferroviarisolo seppellendo i binari sotto metri di neve. Adesso bastano due centimetri nevosi per bloccare i treni dei pendolari, prova che la neve moderna è tutt’altra cosa rispetto a quella che cadeva fino ad alcuni decenni fa. Ne ha tratto vantaggio solo la frase “le stagioni non sono più quelle di una volta”, uscendo dall’ambito degli stereotipi e traslocando con sussiego fra le citazioni sapienti.

Piaccia o no, il mondo è cambiato. Anche il sottosuolo è cambiato, chi l’avrebbe mai detto? Ce lo spiega l’ingegner Tafuro, consigliere comunale PD, la cui appartenenza all’organizzazione tribale che gestisce il Comune di Ferrara fin dal 1945 gli consente di accedere ad informazioni riservate.

Nel dotto articolo “Le coltivazioni di idrocarburi a Ponte del Diavolo”, pubblicato su Cronaca Comune, esordisce svelando inediti dettagli storici, secondo i quali negli anni 50 e 60 si era in fase di miracolo economico e in pianura padana si estraeva metano. Dopo aver ricordato l’impensabileimportanza del metano (“un motore di sviluppo prezioso per l'intero paese”), aggiunge che a causa di quello ci fu un “vero e proprio disastro ambientale che va sotto il nome di subsidenza del territorio”. Purtroppo tace sul dramma, non precisa quanta parte antropizzata sia sprofondata nel terreno senza lasciar tracce e memoria di sé. Le cronache dei disastri in quegli anni menzionano solo l’alluvione del Polesine per la rottura dell’argine del Po ad Occhiobello. A casa mia, ricordo, ospitarono brevemente una famiglia di alluvionati che mio padre conosceva, forse per il rimorso per la sua attività criminale, essendo uno di quei gaglioffi che andavano nelle campagne a impiantare derrick, infilare tubi nel terreno, ed estrarre metano. Comunque sia, il dramma avvenuto deve essere stato meno preoccupante di quello che si prefigura oggi, se l’ingegner Tafuro si dilunga per 44 righe, sul totale di 57 di cui è composto l’articolo, sulle leggi che regolamentano le ricerche geofisiche per trovare idrocarburi, sulle strategie delle compagnie e pure sui nuovi comportamenti del sottosuolo. Sì, nuovi! En passant ci informa, infatti, che non tutte le condizioni geofisiche permetteranno la coltivazione, possibile ad esempio dove il sottosuolo è roccioso ma non dove è sabbioso”. Mio padre trovava metano ad alcune centinaia di metri, sia nel ferrarese che nel veneto, trovandosi allora la roccia a profondità di diversi km sotto lo strato alluvionale e pleistocenico della pianura,composto allora da strati di argille e sabbie. Tutta un’altra cosa rispetto ad oggi.

Infine, in chiusura al sorprendente articolo, l’ingegner Tafuro rivela drammaticamente d’aver espresso insieme a tutta la maggioranza consigliare: “preoccupazione per le licenze accordate, anche se per la sola fase di studio, in località Ponte del Diavolo, tra Codrea e Quartesana.”

Non ne accenna, ma visto i precedenti, certamente si tratta di una cattiva novità di carattere geologico. Quei pochi chilometri quadrati debbono essere diventati negli ultimi anni il criticissimo cordone ombelicale della subsidenza del Delta, per cui l’estrarre metano o anche il solo perforare quel fazzoletto di terra scatenerà l’Apocalisse! Preghiamo che non succeda!

Attendo con ansia di leggere altri articoli di Tafuro.

 

Paolo Giardini