Miro Renzaglia intervista Carmelo Bene....


«Lei è morto e io non parlo con i morti»
Miro Renzaglia

Interpretare Carmelo Bene è una mission impossible. Lui è l’ininterpretabile per icona assoluta. Lo sapeva e lo diceva lui stesso, ancora in vita. Del resto cosa vuoi interpretare di uno che interpretava se stesso fingendo, con maestria attoautoriale, di essere l’uomo che finge di essere qui? «Io non recito – diceva – io re-cito». Dove la differenza, naturalmente, è data dal trattino disgiuntivo. È inutile: non se ne esce. Se solo provassi a fare una chiosa ai suoi detti e contraddetti, sentirei la sua pernacchia arrivarmi nelle orecchie direttamente dall’aldilà. Non si può fare, insomma. E allora? Al limite potrei rifargli il verso. Sapendo già che, comunque, mai potrei giungere alla perfetta forma dei suoi calembour e dei suoi apparenti no-sense. Oppure, lo potrei intervistare. Ecco, sì: in finale di vita gli piaceva molto farsi intervistare. Ma mica per il gusto di dare delle risposte, macché? Solo per dimostrare l’inconsistenza della domanda. L’infondatezza della dialettica.
Maestro…
Non mi chiami maestro. Mi sono logorato sulla strumentazione fonica amplificata per stravolgere il concetto di soggetto. Per rappresentare l’irrapresentabile, mi sono del tutto irrapresentato. Quindi, non sono né maestro né altro. Del resto, non ho avuto maestri che potessero insegnarmi qualcosa, né allievi che mi meritassero come insegnante. Al massimo, sono l’allievo di me stesso.
Come devo chiamarla, allora?.... CONTINUA
http://www.mirorenzaglia.org/2012/02/carmelo-bene-lintervista-impossibile/