Adriano Sofri finalmente libero


*NOTA DI ASINO ROSSO1- mandante o meno, privilegiato o meno, finalmente l'Italia cala il sipario sugli anni di piombo. Con i suoi tempi biblici che pare ancora impossibile resettare per una giustizia più umana e veloce (fondamentale la rapidità!). Tempi biblici meno letali certamente di pagine terroristiche nazionali, ma altrettanto disumane, in ogni caso, indegne di una civiltà democratica ed evoluta. Poi si sa: Berlusconi o meno, la casta della cosiddetta Giustizia italiana è da sempre un contropotere ben noto. Il caso Adriano Sofri resta emblematico. Nessuno tutt'oggi, sentenze a parte, sa la verità sulla questione. Va da sè e rivelatore la dinamica comunque disumana di tutta la storia processuale: colpevol....e dopo anni, innocente e così via, in carcere dopo anni dall'evento criminale,  poi fuori,  fino alla sentenza. Si chiudono ora gli anni di piombo, ma il contropotere della Giustizia italiana è problema al contrario sempre aperto, dalla cui-ancora remota soluzione alternativa- piaccia o meno, dipende non la Ciarla retorica della Democrazia, ma la sua concretezza futura in Italia...  
 
Quella della liberazione di Adriano Sofri, formalizzata in questi giorni, è una non notizia. Notizia vera, intendiamoci. Dopo aver scontato la pena che gli era stata inflitta (22 anni di reclusione per l’uccisione del commissario Luigi Calabresi) Sofri non ha più pendenze con la legge......
 
..............Comunque il marchio d’omicida non è stato d’impaccio per Adriano Sofri. Ha collaborato assiduamente a un quotidiano dell’importanza di Repubblica; e la sorte ha voluto che, pagato il suo debito con la legge, se ne sia subito andato all’isola del Giglio, e di là abbia inviato un reportage sul naufragio della Costa Concordia. Un vero scoop in gergo giornalistico. Nell’occasione Sofri s’è dimostrato disposto a scrivere non a colloquiare. Ha congedato i giornalisti che volevano porgli domande con un «Come sto? Sto a modo mio ma non parlo. Magari tornate tra qualche giorno, ma solo per offrirvi un caffè, mi spiace».C
 
IL GIORNALE  (*M. Cervi)
http://www.ilgiornale.it/interni/sofri_e_uomo_libero_ma_sua_pena_non_lha_mai_scontata/17-01-2012/articolo-id=567261-page=0-comments=1