Il GIORNALE
Il matematico Bruno de Finetti (1906-1985), accademico dei Lincei noto per i suoi studi nel campo della statistica, scrisse un Manifesto di battaglia contro il culto dell'imbecillità (si trova gratis in rete). Ecco l'incipit: «Il culto dell'imbecillità è una malattia perniciosa, l'imbecillite; questa malattia ingenera un comportamento criminale, l'imbecillismo; questo comportamento sfocia nel più allucinanteflagello, l'imbecillocrazia». Quest'ultima parente stretta della burocrazia: «Lo Stato è soffocato da un'inestricabile farragine di residuati anacronistici che ne appesantiscono e inceppano l'attività condannandolo a progressiva paralisi».
http://www.ilgiornale.it/cultura/de_finetti_matematico_anti-imbecillocrati/20-12-2011/articolo-id=563370-page=0-comments=1
WIKIPEDIA
De Finetti si iscrive nel 1923 al Politecnico di Milano, ma nel 1925 passa al neonato corso di laurea in matematica applicata all'Università di Milano. Qui conosce Oscar Chisini e Giulio Vivanti; con Vivanti si laurea nel 1927 discutendo una tesi sull'analisi vettoriale in ambito affine.
Dal 1927 al 1931 lavora all'Istituto Centrale di Statistica, creato proprio allora, e viene preposto all'Ufficio Matematico, diretto dal prof. Luigi Galvani. In quel periodo costruisce le tavole di mortalità 1921 e ricostruisce con criteri di uniformità quelle corrispondenti ai censimenti precedenti (sviluppo della popolazione italiana, interpolazione grafica). Dal 1931 al 1946 lavora come attuario e statistico presso le Assicurazioni Generali di Trieste e come Capo del Servizio Meccanografico e dell'Ufficio Razionalizzazione del Leone di Trieste.
Le sue numerose pubblicazioni su temi probabilistici, ma non solo, gli procurano notorietà nella cerchia degli studiosi del ramo e nel 1939 vince la cattedra di Matematica finanziaria all'Università di Trieste, dove ancora oggi gli è dedicata l'Aula Magna della Facoltà di Economia e Commercio. Nel 1954 si sposta all'Università di Roma, inizialmente su una cattedra di Matematica finanziaria e successivamente, dal 1961 al 1976, su una cattedra di Calcolo delle probabilità.
La probabilità è l'argomento di cui de Finetti si è occupato in modo più specifico e continuativo. Egli sostiene il significato soggettivo della probabilità. Egli inoltre rivolge critiche radicali ad alcune correnti concezioni e definizioni (o pseudo definizioni) della probabilità. "La probabilità non è nient'altro che il grado di fiducia (speranza, timore, ..) nel fatto che qualcosa di atteso (temuto, o sperato, o indifferente) si verifichi e risulti vero".
Lo statistico italiano è inoltre noto per aver ideato il Diagramma di De Finetti, il quale permette di individuare la posizione di una popolazione in un grafico basato su coordinate triangolari, rispetto all'equilibrio di Hardy-Weinberg.
Le sue originali ricerche gli procurano numerosi premi:
Sempre concreto e vivo l'interessamento alla didattica. Egli sostiene decisamente la necessità di render intuitiva la matematica e si schiera decisamente contro le posizioni bourbakiste nell'insegnamento della matematica. È presidente della Mathesis dal 1970 al 1981. Negli anni settanta anima un gruppo di ricerca sulla didattica della matematica attivo nell'ambiente romano: di questo fanno parte Emma Castelnuovo, Lina Mancini Proia, Michele Pellerey, Bruno Rizzi. È tra i primi, intorno al 1960, a promuovere gare matematiche fra studenti che possano portare i concorrenti meglio classificati a partecipare a gare internazionali.
Lo stesso concetto di intuitività lo applica anche alla didattica universitaria...... CONTINUA
http://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_de_Finetti
Il matematico Bruno de Finetti (1906-1985), accademico dei Lincei noto per i suoi studi nel campo della statistica, scrisse un Manifesto di battaglia contro il culto dell'imbecillità (si trova gratis in rete). Ecco l'incipit: «Il culto dell'imbecillità è una malattia perniciosa, l'imbecillite; questa malattia ingenera un comportamento criminale, l'imbecillismo; questo comportamento sfocia nel più allucinanteflagello, l'imbecillocrazia». Quest'ultima parente stretta della burocrazia: «Lo Stato è soffocato da un'inestricabile farragine di residuati anacronistici che ne appesantiscono e inceppano l'attività condannandolo a progressiva paralisi».
http://www.ilgiornale.it/cultura/de_finetti_matematico_anti-imbecillocrati/20-12-2011/articolo-id=563370-page=0-comments=1
WIKIPEDIA
De Finetti si iscrive nel 1923 al Politecnico di Milano, ma nel 1925 passa al neonato corso di laurea in matematica applicata all'Università di Milano. Qui conosce Oscar Chisini e Giulio Vivanti; con Vivanti si laurea nel 1927 discutendo una tesi sull'analisi vettoriale in ambito affine.
Dal 1927 al 1931 lavora all'Istituto Centrale di Statistica, creato proprio allora, e viene preposto all'Ufficio Matematico, diretto dal prof. Luigi Galvani. In quel periodo costruisce le tavole di mortalità 1921 e ricostruisce con criteri di uniformità quelle corrispondenti ai censimenti precedenti (sviluppo della popolazione italiana, interpolazione grafica). Dal 1931 al 1946 lavora come attuario e statistico presso le Assicurazioni Generali di Trieste e come Capo del Servizio Meccanografico e dell'Ufficio Razionalizzazione del Leone di Trieste.
Le sue numerose pubblicazioni su temi probabilistici, ma non solo, gli procurano notorietà nella cerchia degli studiosi del ramo e nel 1939 vince la cattedra di Matematica finanziaria all'Università di Trieste, dove ancora oggi gli è dedicata l'Aula Magna della Facoltà di Economia e Commercio. Nel 1954 si sposta all'Università di Roma, inizialmente su una cattedra di Matematica finanziaria e successivamente, dal 1961 al 1976, su una cattedra di Calcolo delle probabilità.
La probabilità è l'argomento di cui de Finetti si è occupato in modo più specifico e continuativo. Egli sostiene il significato soggettivo della probabilità. Egli inoltre rivolge critiche radicali ad alcune correnti concezioni e definizioni (o pseudo definizioni) della probabilità. "La probabilità non è nient'altro che il grado di fiducia (speranza, timore, ..) nel fatto che qualcosa di atteso (temuto, o sperato, o indifferente) si verifichi e risulti vero".
Lo statistico italiano è inoltre noto per aver ideato il Diagramma di De Finetti, il quale permette di individuare la posizione di una popolazione in un grafico basato su coordinate triangolari, rispetto all'equilibrio di Hardy-Weinberg.
Le sue originali ricerche gli procurano numerosi premi:
- premio Toja (1931) dall'INA;
- premio dell'Università di Roma (1934);
- dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (1939);
- premio internazionale per le scienze assicurative presso l'Accademia Naz. dei Lincei (1964);
- premio dell'Associazione degli Attuari Svizzeri (1978);
- premio della Società Francese di Statistica (1979).
Sempre concreto e vivo l'interessamento alla didattica. Egli sostiene decisamente la necessità di render intuitiva la matematica e si schiera decisamente contro le posizioni bourbakiste nell'insegnamento della matematica. È presidente della Mathesis dal 1970 al 1981. Negli anni settanta anima un gruppo di ricerca sulla didattica della matematica attivo nell'ambiente romano: di questo fanno parte Emma Castelnuovo, Lina Mancini Proia, Michele Pellerey, Bruno Rizzi. È tra i primi, intorno al 1960, a promuovere gare matematiche fra studenti che possano portare i concorrenti meglio classificati a partecipare a gare internazionali.
Lo stesso concetto di intuitività lo applica anche alla didattica universitaria...... CONTINUA
http://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_de_Finetti