LA FOLLIA E LA RAGIONE: NON SOLO UN MONDO DA VISIONARI *di P.L. Casalino

Nella notte si accendono delle stelle e con esse la speranza. Ma è la ragione che rischiara le tenebre e infonde coraggio all’intelligenza, che dischiude gli orizzonti della storia. E la ragione non è solo un sistema di regole che noi utilizziamo nel rapporto con gli altri, con l’altro da noi econ l’universo che ci circonda. E se dal plurale passiamo di nuovo al singolare vediamo che i nostri pensieri superano la linea del confine razionale. Proprio per tale motivo esiste un certo timore e pudore a raccontare e rivelare in pubblico il significato che in privato assegniamo alle cose, a partire dalle nostre sensazioni del momento, dalle nostre pulsioni, dai nostri incanti, dai nostri spunti poetici e creativi. Non è forse folle, dal punto di vista razionale, chiedere, come fa Giacomo Leopardi,:”Dimmi che fai tu luna in ciel?”,sapendo perfettamente che la luna né risponde, né può rispondere ai poeti. I poeti, infatti, appartengono ad una categoria che esce dalla ragione, se pur non l’abbandona del tutto, e per questo giustamente Heidegger li chiama “i più arrischiati”. Oltre al plurale, dove la follia (visionaria) è bandita, quest’ultima trova la sua miglior espressione nel singolare. Ma anche nel duale la follia trova terreno favorevole, quel duale in cui gli innamorati vivono perdutamente, astraendosi dalla realtà, come fa una donna, intensamente attratta da se stessa, nel momento in cui si ammira allo specchio per farsi bella. E in tal modo esprimono un linguaggio indescrivibile, al limite del delirante, che sconfina nel “senza di te casca il mondo”. E’ la follia che ci individua, che ci fa diversi uno dall’altro, che inventa il nuovo, che inventa il futuro. Ed è così che ritorna a farsi ragione!

Casalino Pierluigi, 30.11.2011.IMPERIA