Un mondo in cui l’artista racchiude segmenti e angoli di universo, a partire dall’interiore dimensione del suo io. Una dimensione, talora imprendibile, sfuggente, ma non di rado immediata, espressione diretta di sensazioni colte di fronte alla dinamica delle cose. Proprio nella pittura, cheUghetti ha scoperto di recente, immaginario e visibile, virtuale e invisibile si coniugano nello stile di un autore di forte personalità, nonostante le sfumate ed inquiete rappresentazioni, di cui è spesso interprete. In fondo Vula è un camaleonte: lo si può confondere con una parete, con un albero, con una strada, con una casa o con un orizzonte, con una suggestiva visione irreale. Il gesto di Vula è soprattutto improntato alla celebrazione dell’invisibile: un invisibile in cui tende a riconoscersi, pur nel suo cromatismo espressivo che può impressionare per la vistosa ricerca dei significati. Dalla poesia alla pittura il passo è breve, ma certamente consequenziale. Si tratta in ogni caso di un approccio singolare, che assume connotati etici, estetici, non di rado esoterici. La lettura del mondo che fa Vula si inquadra nel mimetismo. E soprattutto nella degenerazione del suo opposto, il trasformismo. L’artista sceglie di smussare le asperità per spennellarsi negli interstizi del presente: Come fa il succo di acero. Il mimetismo, percepito in genere inconsciamente, è l’arte di vivere nel tempo e nel luogo che ci vengono dati in sorte, secondo Vula, essendo se stessi, senza la necessità di esibire troppo apertamente il proprio io. Un tentativo che non vuol dire nascondersi, ma riproporsi. Questa è la nuova e inattesa stagione di Vula: l’elogio dell’invisibile.
Casalino Pierluigi, 28.07.2011.