Fondo Magazine 162 *Renzaglia su Montanelli...

Fondo Magazine.pnganno IV - n. 162 / 27 maggio 2010


in questo numero articoli di


Alfondo Noel Angrisani, Umberto Bianchi,
Biacio Cacciola, Valeria Goletti,
Mario Grossi,
Graziano Lanzidei, Miro Renzaglia,
Luca Leonello Rimbotti,
Annalisa Terranova, Federico Zamboni
 

nell'edicola di via
www.mirorenzaglia.org

* da Gli Altri e Fondo Magazine

Miro Renzaglia

INDRO MONTANELLI
IL CONFORMISTA

Grande, grandissimo giornalista, Indro Montanelli. Penna svelta di mano e di cervello. Aveva il dono della chiara lettera. Si faceva capire, oh! se si faceva capire: i sui articoli filavano al nocciolo e quasi sempre lo centravano, anche grazie ad una ricetta di sua formulazione: «Se in un articolo ci sono due idee, una è di troppo». Non basta. Era dotato di uno spirito di indipendenza e di onestà intellettuale da insegnare nelle scuole per giovani aspiranti redattori: un anarchico a suo modo, un maestro assoluto della fedeltà a se stesso e solo a se stesso. Dato a Montanelli quello che è di Montanelli, ovvero il doveroso e sincero tributo al suo genio giornalistico e al suo rigore professionale, possiamo ora consentirci di entrare nel merito di alcuni suoi… demeriti.

Da uomo di destra – di destra liberale per la precisione – quale si riteneva, cominciò a prendere cantonate politiche precocissimamente. Cominciò col fascismo che di destra liberale non aveva il benché minimo sembiante. Eppure, lui credette lo fosse. Lo credette tanto da partire volontario ed entusiasta alla conquista, illiberale per eccellenza, dell’Etiopia nel 1935. Non vide i gas nervini usati per abbattere il regime del negus che, anzi, negò sempre fossero stati ivi utilizzati. Nonostante fosse convinto che «coi negri non si fraternizza» sposò colà, praticamente comprandola dal padre, una bambina indigena di 12 anni che ripudierà al suo rientro in Italia. Nel frattempo, aveva cominciato la carriera giornalistica che, di scalata in scalata, nonostante qualche problemino con il regime a causa di alcuni suoi articoli non celebrativi delle truppe italiane durante la guerra civile spagnola, lo porterà all’assunzione al Corriere della Sera. Seguirà, come corrispondente di guerra, le vicende belliche del fronte orientale, illuminato sostenitore della missione anticomunista dell’Asse. Antifascista si rinvenne, un po’ come i più, solo dopo l’8 settembre del ‘43. Finita la guerra, ritrovò quasi immediatamente casa giornalistica nel migliore alloggio italiano: ovviamente, il Corrierone. E da quel momento, comincia a costruire la sua fama di “voce fuori dal coro” di cui andava fiero....

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