Ferrara: CONA E IL PROBLEMA DEL COMMESSO VIAGGIATORE di Paolo Giardini

Chi volesse arricchirsi potrebbe cercare d’indurre il Pd ferrarese a scommettere davanti ad un notaio sull’oggettiva rispondenza a moderni criteri dell’Ospedale di Cona. Poiché le verità autocefale rappresentate dall’avvocato Tagliani e dal dottor Portaluppi che guidano la componente locale di quel partito si prodigano senza sosta per celebrazioni anticipate di tanto frutto d’ingegno, si può ritenere che accetterebbero la sfida con una posta molto alta sul piatto.

Come farebbe il giudice imparziale a stabilire il vincitore della scommessa? Semplice. Per mezzo di una valutazione implicitamente scientifica, peraltro in versione semplificata, basterebbe vedere se ci sono i documenti. Cioè gli studi matematici per determinare quali sono le posizioni migliori (quindi quelle eticamente giuste) per l’unico ospedale vicino alla città. Tali studi, rientranti nell’ambito delle teorie della complessità, finalizzati ad individuare i percorsi che minimizzano gli spostamenti di addetti e fruitori da e per l’ospedale, sono ottenibili solo mediante l’applicazione della teoria dei grafi, trattandosi della risoluzione di un problema topologico di routing noto anche come il “problema del commesso viaggiatore” (la pianificazione del percorso senza giri viziosi di un rappresentante in visita ai clienti sparsi nel territorio). Se non esistono quei documenti, l’ubicazione dell’ospedale è una scelta a capocchia che non vale una cicca, dato che in regime di complessità le vere soluzioni sono controintuitive. E il Pd perderebbe la scommessa. Giustamente. E giustamente anche perché è inaccettabile che tecniche comunemente adottate per i problemi logistici del mercato della Coca Cola o per progettare i circuiti stampati dei prodotti Panasonic, non siano considerate per chi ha i minuti contati per accedere all’unico Pronto Soccorso disponibile.

Naturalmente c’è il rischio che il Pd esibisca carte estranee al problema dichiarando che siano quelle giuste, come è successo di recente con un SAL (Stato d’Avanzamento Lavori del cantiere di Cona, cioè l’equivalente di una lista della spesa) palesato dall’avvocato Tagliani come prova del coinvolgimento di Tavolazzi nella scelta di Cona. Ma il trucchetto non reggerebbe col notaio, vale solo per chi è disposto a credere che un eventuale scontrino ipercoop posseduto da Tavolazzi sia prova di perfida contrarietà politica alla vitalità commerciale nel centro storico.

In affinità a quanto sopra, direi che il professor Casaroli, ordinario di diritto penale della nostra Università, possa disporre all’occorrenza anche di prove matematiche per vincere una sua “scommessa”, indipendentemente dalle chiacchiere del Portaluppi (molto reiterate, come il verbo “ignorare” rivolto al professore per cinque volte nell’ultima lettera pubblicatagli dal Carlino). Anche perché la Medicina è scienza empirica, tributaria di altre scienze per ciò che le occorre per funzionare, validata solo da evidenze statistiche, tanto è vero che qualsiasi rivista medica seria non accetta di pubblicare lavori contenenti dati numerici se non dichiarati attendibili da relazione statistica. Ma la necessità della statistica significa anche risultati probabilistici. Cioè tutto fuorché il determinismo ostentato dai vari Portaluppi, Ricciardelli, Rinaldi. Pur essendo certa la correlazione fra fumo e tumore al polmone, ancora non c’è medico al mondo che sappia dire perché uno si prende il cancro e l’altro no. Se qualcuno vuol provarci è un ciarlatano. Immagino che il professor Casaroli si basi su questa consapevolezza per la sua indignazione.

Paolo Giardini