AMORE E SESSUALITA’ NEL MAGHREB: OGGI E DOMANI.
Comunque orientiamo la nostra osservazione sul fenomeno della sessualità nel Maghreb e ne tentiamo di svelare le ragioni e le simbologie profonde, constatiamo che, di fatto, il vero e proprio dibattito si muove intorno ad un asse che collega il vietato e il proibito al permesso e al tollerato. Nel Maghreb l’antropologia sessuale e dell’amore sarebbe solo una semplice fraseologia se non si indicasse le condizioni emergenti della situazione reale del corpo. Il corpo è messo in scena, come in un teatro. Si fa vedere, si adorna, si trastulla, si trucca e si strucca. Può essere malizioso o perverso, assente, disincantato, livido e/o congestionato. Le apparenze corporali sono numerose. Ora è un corpo della proibizione prima dell’ufficializzazione dell’unione matrimoniale delle coppie maghrebine, ora è un corpo del puro godimento, tra simboli, posture e richiami. Tutto funziona come se l’immagine del corpo suscitasse l’angoscia. Considerato che il corpo del partner spaventa ed inquieta, quasi come un rito ancestrale, esso si offre in un fondamentale ermetismo. Il “velo” educa lo sguardo maschile e lo attira su alcune zone del corpo femminile, che, all’inizio, esaltano raramente le aree erogene naturali. Lungi dal volerlo sopprimere, anche se tuttavia, non è infrequente non vederlo più portato, almeno nelle città più grandi, perchè istituito e vissuto quale senso di appartenenza, spinge molte donne ad istituzionalizzarne l’esistenza ai fini di una miglior conoscenza dell’altro, delle sue reazioni e delle sue pulsioni, pur esagerando la dimensione voyeuristica dell’uomo. Quindi, se, da un lato, il “velo” assume un ruolo “segregazionista”, da un altro ha un valore di seduzione ( e sotto certi aspetti di sfida e di affermazione d’identità). Diametralmente opposta è, invece, la funzione degli “iuu” degli zagharid”, che, inizialmente, delineano l’approccio sessuale, invitando ad esso, finendo per circoscriverne una certa visione privatistica da “serraglio”. In terra di Islam tutto si intreccia e si scioglie, secondo una concezione trasversale del sacro e del teologale, in una prospettiva di sacralizzazione della sessualità. I costumi mutano e la libertà femminile avanza inesorabilmente, ma proprio in tale direzione le donne maghrebine rafforzano i momenti della sensualità e della ricerca della soddisfazione sessuale in un contesto di movimento, favorito dalla nuova mentalità giuridica pubblica. La tradizionale sostituzione “fallica” del padre con il marito e, in certi casi, anche con il partner, è accettata solo se la donna è pervasa dal desiderio, circostanza questa, autenticamente rivoluzionaria, che tende oggi a sprigionarsi in modo crescente dall’involucro dell’ambiguo mistero finora mantenuto per antico costume. Tale posizione afferma la parità dei sessi e della loro dignità, quasi reinterpretando l’atteggiamento del passato in chiave dinamica. Una svolta sociale che coniuga la volontà di essere donna con l’aspirazione collettiva di liberazione di questa parte del mondo. Le rivoluzioni arabe, per concludere, si colorano soprattutto di rosa.
Casalino Pierluigi, 10.06.2011.