Intervista a Mimmo Centonze su "Ville&Casali" di maggio

 


LA NOTIZIA


"Ville&Casali", la prima rivista di arredamento, country living e immobili di prestigio, ha dedicato nel numero di maggio un'intervista a Mimmo Centonze all'interno di un reportage sulla splendida Matera, città di origine dell'artista.

Attraverso le domande della giornalista Francesca Tamberlani, Mimmo Centonze racconta il suo rapporto con la città, l'ispirazione che ne trae, gli esordi, la sua formazione artistica e i temi delle sue opere.

Qui in esclusiva l'intervista completa rilasciata da Mimmo Centonze nella quale ci racconta le tappe fondamentali della formazione artistica nella sua città, il rapporto con Matera e la sua gente, delle grandi occasioni che Matera non ha colto con Vittorio Sgarbi e del supporto ricevuto da Emanuele Emmanuele, Presidente della Fondazione Roma, suo convinto estimatore.




QUI IN ESCLUSIVA L'INTERVISTA COMPLETA


- Quanto della Sua arte si ispira alla Sua terra d'origine? 

Credo che Vittorio Sgarbi abbia avuto una geniale intuizione a questo proposito. Durante una sua intervista televisiva rilasciata proprio a Matera ha definito le mie opere sui capannoni dei “Sassi moderni”, scoprendo così il forte legame tra la luce che ti attira fuori quando sei in un interno dei Sassi e quella che irrompe nei miei capannoni e che ti attrae proprio come la luce sul fondo di una caverna.

 

 - In che modo Matera influenza la Sua espressione artistica?

Mi rendo conto che vivere a Matera è un grande privilegio, perché ho costantemente la forte sensazione di trovarmi in un territorio irripetibile. Anche se non vivo nei Sassi, so che mi basta spostarmi di poche centinaia di metri per trovarmi davanti ad un scenario incantevole, che inevitabilmente influisce su di me. Ne ricavo sempre un’ armonia che, indirettamente, mi è utile anche nelle mie opere. E poi la somiglianza con Gerusalemme mi fa sentire molto vicino ai luoghi descritti nella Bibbia, che è il libro che rileggo più spesso, almeno una volta ogni anno.

 

 - Quanto Le ha dato dal punto di vista delle occasioni professionali e della formazione?

Ho evitato le vie ufficiali della formazione, come il Liceo Artistico, ed ho invece sfruttato appieno le altre opportunità che Matera mi ha offerto. La Biblioteca Provinciale e quella di Palazzo Lanfranchi, dove per sette anni ho studiato approfonditamente l’arte e le tecniche artistiche nei trattati di pittura antichi e moderni, l’attuale Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna, nel quale ho potuto esaminare dal vivo le opere di importanti maestri da Brueghel a Carlo Levi, fino all’apprendimento delle tecniche di incisione calcografica presso la prestigiosa associazione di incisori “Grafica di Via Sette Dolori” nei Sassi.

  

- Come Matera e la sua gente hanno accolto la Sua arte?

Con la stessa serenità con la quale si sono fatti sfuggire la preziosa opportunità che Sgarbi diventasse Sindaco di Matera nel 2010. Matera corre come Capitale Europea della Cultura e non gioca la carta Sgarbi. Come Sindaco di Salemi, un comune con gli stessi abitanti di Montescaglioso, Sgarbi sta facendo cose incredibili: mostre di Caravaggio, Rubens, Modigliani e Picasso oltre ad alcuni artisti contemporanei, un nuovissimo polo museale e ancora grandi idee turistiche ma anche economiche, come le “Case a 1 euro” per ristrutturare il centro storico.

 

Sgarbi è innamorato di Matera quasi più che ad una donna. La considera pari a Venezia e mi ha confidato che avrebbe fatto l’assessore alla cultura anche senza stipendio per una città così straordinaria.

Anche le mie opere sono esposte a Salemi, nel Museo della Mafia, ma non a Matera e per il momento mi sento più accolto lì che qui. Un’altra città fondamentale per me è Roma, dove ho ricevuto il Premio Speciale della Fondazione Roma dal suo presidente Emanuele F.M. Emmanuele e dove avrò una mostra personale al Palazzo delle Esposizioni nel 2012.

Alcuni materani appassionati di arte, invece, mi sostengono moltissimo.


  

- A che età ha cominciato a dipingere e perché?

All’età di 14 anni, quando sono stato a Roma per salutare un amico di famiglia che dipingeva per hobby. Quando ho compreso ciò che si poteva fare con i colori ho deciso subito che avrei fatto quella cosa per tutta la vita.

 

 - Chi sono i maestri ai quali si è più ispirato e come si sono evolute le Sue creazioni nel corso del tempo?

Sono tanti, ma quello che mi ha fatto capire chiaramente che si poteva continuare a rappresentare l’uomo con la pittura senza cadere nel tradizionalismo è stato il pittore Lucian Freud. Ho iniziato quindi a dipingere volti e ritratti di mio padre, di persone che conosco e grandi figure distese sul parquet del mio studio. Sono poi passato anche per l’astrattismo, che mi ha permesso di capire le grandi potenzialità del segno e del gesto nella pittura. E così, in maniera molto naturale, queste ricerche mi hanno poi portato a rappresentare degli interni industriali, i capannoni di ferro vecchio: dei luoghi mentali, astratti ma anche fisici, dove tutti i miei studi sulla materia pittorica e sulla forma si sono fusi, dando vita a delle opere ancora diverse.

  

- Come definirebbe la Sua pittura? Quali sono i temi e le tecniche irrinunciabili per Lei?

Nelle mie opere l’uomo è sempre presente, anche nei capannoni dove non è raffigurato direttamente ma comunque suggerito. Quella luce che invade lo spazio dei capannoni mette in rapporto l’umanità con l’ immensa spiritualità che ci circonda ogni giorno. L’uomo crede all’esistenza di Leonardo perché può concretamente ammirare dal vivo la Gioconda al Louvre ma poi non crede all’esistenza di Dio nonostante osservi la ben più complessa opera d’arte della natura, alla quale Leonardo stesso si è ispirato nei suoi dipinti.

 

 - Dove dipinge abitualmente e in quale progetto è impegnato ora?

Lavoro nel mio studio al “Grattacielo”, come lo chiamano tutti a Matera, che come edificio ha una sua precisa individualità e pulizia formale, cosa che invece manca del tutto nelle orribili costruzioni che lo circondano e dal quale ne traggono soltanto del beneficio perché ne sono, almeno in qualche misura, riscattati. È quello che si vede affacciandoti dal Grattacielo che non è bello da guardare, non il contrario. Ed è proprio lì che sto preparando due mostre pubbliche in programma quest’anno e la personale al Palazzo delle Esposizioni per la primavera del 2012.

 

 - A quale delle Sue opere è più legato e perché?

Ai primi ritratti di mio padre e ai primi capannoni, perché rappresentano dei momenti fondamentali delle mie ricerche sulla pittura.

  

- Qual è la maggiore soddisfazione professionale che si è tolto finora?

Essere stato invitato alla Biennale di Venezia.

 




 
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