NOTIZIE RADICALI 31-01-2011
Quello che segue è il comunicato diffuso da Marco Pannella il 28 gennaio, pochi minuti dopo la conclusione dell’incontro con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il sottosegretario Gianni Letta e il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Un incontro che al pari del precedente del 14 dicembre, ha visto un fiorire di illazioni,congetture fantasiose, pio-pio, bau-bau, bla-bla. Il suggerimento, almeno per i radicali, è quello di leggere Pannella e tenersi alla “letteralità” del suo dire, che è chiarissimo e inequivoco, a patto, evidentemente, di saper e voler leggere. Pannella inoltre, è intervenuto domenica 30 gennaio a “Radio Radicale”, e lunedì ha ulteriormente chiarito e descritto i termini della questione, con una lunga intervista sempre trasmessa da “Radio Radicale”.
Nel corso dell’ultimo incontro nella prima decade di dicembre, con il Presidente Silvio Berlusconi, avevamo opportunamente preso atto del dialogo, che come Radicali abbiamo sempre ritenuto importante e urgente nei suoi riguardi, sia nella sua veste istituzionale che in quella di leader dello schieramento politico maggioritario. In quella occasione comunicai a Silvio Berlusconi, Gianni Letta e Angelino Alfano che non eravamo interessati a discutere con loro gli eventi che sarebbero maturati in vista del famigerato 14 dicembre, evento sul quale il nostro orientamento era quello che si è poi verificato, ma a un dialogo di ampio respiro a partire dalle situazioni e dalle prospettive attuali e comunque successive al 16 dicembre.
Giacinto Pannella detto Marco (Teramo, 2 maggio 1930) è un politico e giornalista italiano, che si definisce radicale, socialista, liberale, federalista europeo, anticlericale, antiproibizionista, nonviolento, e gandhiano. Leader nonviolento del Partito Radicale Nonviolento Transpartito Transanzionale.
Oggi, in un colloquio di circa due ore abbiamo continuato a chiarire le rispettive posizioni e trovare risposte adeguate e strategiche alle isolate e desolanti urgenze nelle quali sprofonda quello che, per noi Radicali, costituisce il punto ormai terminale di un disastroso sessantennio partitocratico, tale per le responsabilità delle sue componenti di sinistra, estrema o “riformista”, e della destra, impotentemente, autoritaria e antidemocratica o di quella che continua a dichiarare di richiamarsi a quella liberaldemocratica, tutte insieme determinando la disastrosa connotazione del sessantennale Regime.
Un regime proprio oggi evocato dal primo presidente Ernesto Lupo, che pertinentemente ha fatto proprio, citandolo alla lettera (mentre la “politica” e i media l' hanno reso assolutamente clandestino) il richiamo del Comitato dei ministri del consiglio d’Europa, nella quale si afferma esplicitamente che il regime italiano deve ritenersi ormai estraneo ai patti costitutivi, in particolare alla Convenzione europea sui diritti dell’uomo.
Nell'incontro abbiamo, in particolare, evocato le urgenze oggettive di grandi riforme istituzionali, a cominciare da quelle sulla giustizia e quelle caratterizzanti l’infamante Regime – per noi Radicali, come è noto – costituito da entrambe le parti "opposte", unite in un sostanziale monopartitismo "pluralistico", erede di quello del ventennio mussoliniano.
Ritengo che sia, da parte Radicale e Berlusconiana, molto utile continuare seriamente a dialogare. Aggiungo che, come è noto da anni e anni stiamo tentando di convincere la “opposizione“ di centrosinistra del regime a fare quantomeno altrettanto. Sembra modesta aspirazione e richiesta, ma niente affatto tale se si considera in modo intellettualmente e politicamente onesto il viscerale e vecchio riflesso anti-liberaldemocratico, anti-“internazionalista” di coloro che un tempo comprensibilmente si entusiasmavano cantando – e non solo – l’Internazionale.
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