ladystinta L’Innominato e le anatre di plastica

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E finalmente arriva la satira che bacchetta la sinistra! Ah, sì?

Certo, era ora che Luca e Paolo, sul palco dell’Ariston, se la prendessero con le icone della sinistra! Ah, ecco, ma siamo sicuri? Perché io stamattina, cercando notizie sul Festival – non lo guardo, perdonatemi, posso immolarmi solo per le cause serie – ho dovuto cercare il video della performance per capire a cosa accidenti si riferissero i giornali.

Me lo sono guardato in rete, questo capolavoro di comicità, e l’ho trovato degno di una riuscita commedia al circolo parrocchiale.


Se il pelato si è trasformato in Saviano – con le dovute pause tra una messa cantata e l’altra, con i suoi sermoni scioccanti per qualunque alieno viva in Italia – e quello che chiama il presidente della Rai è diventato Santoro – che si chiede da 15 anni se lo manderanno ancora in onda -, i due comici, addomesticati e un tantino patetici, spiegano che la satira non si fa sui buoni.


In effetti, ad ogni sberleffo riconducibile a Berlusconi ci si butta poi sul “buono e sinistrorso” che vagamente si accosta a quella descrizione... Fini che ha perso la testa per una ragazza giovane – e tiene casa a Montecarlo per farci stare comodi tutti i parenti che lei si porta in dote – , quello coi capelli disegnati che si crede tutto e non conta niente diviene magicamente Morandi (certo, certo...) fino a toccare l’altro, con la casa a Roma, padrone di tv e giornali... il Papa.


Ma certe battute gli vengono così o sono stati invitati ad allargare il giro della satira e non sapevano a quale santo votarsi? I giornali, beati e contenti, mi fanno sapere che è la prima volta che si fa satira su Fini. E me la chiamate satira? Sono questi gli affondi ai buoni? Accidenti, davvero un coraggio da leoni, roba che su quel palco bisogna andarci col giubbotto antiproiettile!


Per me Santoro rimane quel tale che sbraita in tv e vuole vendermi qualcosa, qualunque cosa... un po’ come Vanna Marchi. Saviano è l’intoccabile per eccellenza, tanto che persino i Casalesi non se lo filano più: la noia uccide quanto il kalashnikov. Fini è l’immobiliarista dal parentado folto: gli succhiano più sangue dei vampiri, deve essere per questo che ha quella brutta cera, e Montezemolo – per cui Luca e Paolo sprecano un “scende o non scende in politica?” è quello votato al rosso, ma gli consiglierei di fermarsi alla Ferrari, sarebbe più credibile. Del Papa non vi dico, attendo il prossimo, questo è solo di passaggio. Troppo cattiva? E chi se ne frega, mica mi paga la Rai!


Adoro la satira, ma mi piace feroce, che cada a destra, sinistra o centro. Quella sciacquata e imbavagliata non rientra nella categoria, pararsi il didietro sotto l’ala rassicurante della battuta su Berlusconi è roba di poco conto. Posso passarci sopra, lo farò di certo, libertà per tutti: e io torno a non guardare il Festival.


Non vedrò quindi in diretta i voli pindarici di Benigni – l’esegesi sull’Inno di Mameli me la risparmio per il mattino dopo, terminare la serata con Benigni è come mangiare la peperonata a cena – ma forse ve ne parlerò. Dico forse, perché Benigni becca 250 euro per mezz’ora di Festival - Morandi sostiene che ne meriterebbe il quadruplo – mentre io, povera bifolca del web, gli articoli li scrivo gratis.


E’ la mia fortuna: posso essere politicamente scorretta.


D’istinti saluti


ladystinta