Ariel Toaff: "La storia degli ebrei non è riducibile alla Shoah

"Ecco come la racconterò nel museo di Ferrara"

 


 
«Non sarà un museo per piangersi addosso, non sarà un luogo per ricordare soltanto la Shoah, ma l’intero percorso dell’ebraismo italiano dall’antica Roma ai nostri giorni» sintetizza Ariel Toaff, lo storico scelto come consulente culturale per il nuovo Museo dell’ebraismo e della Shoah che sorgerà a Ferrara sull’area del vecchio carcere.
Nella messe di discussioni attorno alla giornata della memoria, la notizia dei vincitori al concorso per il Meis, annunciata giovedì 27, è passata inosservata. Ma è un fatto su cui soffermarsi per più di un motivo: innanzitutto per l’importanza di un museo, che arriva dopo il Memoriale in fase di realizzazione a Milano al Binario 21, poi perché a vincere il concorso, accanto alla capogruppo Arco, diretta dall’ingegner Mauro Checcoli, è un gruppo di quattro giovani architetti italiani tutti sotto i 35 anni, che animano la società di progettazione «Scape» con sedi a Roma e a Parigi. Sono Alessandro Cambi, Paolo Mezzalama, Ludovica Di Falco, Francesco Marinelli, che si sono avvalsi della collaborazione dell’americano Michael Gruber, del thailandese Kulapat Yantrasat, e dello studio Vertov per l’allestimento museografico. «I progetti esecutivi — spiega l’architetto Cambi — saranno pronti entro quest’anno, i lavori partiranno nel 2012 per concludersi entro il 2015. La superficie dell’intervento sfiora gli ottomila metri quadrati, il costo sarà superiore ai 27 milioni di euro. Costituito da cinque corpi tra loro comunicanti, il nuovo edificio sarà caratterizzato all’esterno da giganteschi pannelli con scritte della Torah». Il primo corpo è destinato all’accoglienza, l’ultimo a mostre itineranti, nei tre centrali verrà allestito il museo secondo le concezioni di Ariel Toaff, lo storico che nel febbraio 2007 pubblicò il controverso "Pasque di sangue" (Il Mulino), ritirato dal commercio e ripubblicato l’anno successivo con alcune correzioni.
Sono passati quattro anni, la violenta polemica che aveva scosso anche l’ambiente accademico israeliano sembra dimenticata e Ariel Toaff, figlio del novantaseienne ex rabbino capo di Roma che nell’86 accolse Giovanni Paolo II in sinagoga, oggi professore emerito all’università Bar Ilan di Tel Aviv, con questo incarico rientra da protagonista nella vita della comunità ebraica italiana. «Come dimostra il mio lavoro di questi anni — commenta Toaff — le accuse che mi vennero mosse ai tempi della prima edizione di "Pasque di sangue", secondo cui con le mie teorie avrei portato acqua all’antisemitismo, si sono dimostrate ingiuste. Può essere che abbia commesso degli errori, ma le reazioni furono esagerate. La mia vicenda insegna che bisogna discutere delle idee senza emettere scomuniche».........

 
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