Poesia: La COLLANA LIRICA di LICIA DI MARCO

Sboccia allora e fiorisce poi la poesia lirica in brevi composizioni che riflettono la delicatezza di diminutivi e di vezzeggiativi come “ gocciole di felicità “, “ lucciole di pioggia “, l'affettività degli aggettivi possessivi, la mitica lontananza dell'infanzia e delle favole con l'uso di verbi come “ ninnare “.

Certamente tenerezza, delicatezza, mitezza, dolcezza, come moti affettivi, donano un sorriso a chi è nella tristezza, nel dolore, nella solitudine esistenziale.

Ma Licia nella lirica “ Gocce di pioggia “ ci fa intravvedere un'altra prospettiva filosofica: accolta la verità dell'illusione di felicità di origine Leopardiana, vissuto e rivissuto il dolore come precipua connotazione dell'umana esistenza, Licia sembra proiettarsi ora – riprendendo le teorie di Rousseau – verso un originario, primigenio, primordiale Stato di Natura lontano dalle malvagità, dalle simulazioni, dalle violenze, dalle imposizioni e sovrapposizioni della società costituita.

Poeticamente infatti Licia scrive: “ Gocce di pioggia / rosse / pungenti, dolorose........ contaminate / infangate / spezzate / da una realtà sgangherata / di un giorno / attristato / dalla incomprensione / e sconfitte “.

E proietta verso la lontana, mitica Trinacria la sua nuova vela poetica inondando di armonia, bellezza, equilibrio quella Terra idillica, primigenia, incontaminata. Nella lirica ribadisce: “ Zagare / alla luce del mattino / profumano di aurora / .... il cielo tesse / la sua felicità / mentre la terra / silenziosa / rilegge / ninna / la sua solitudine / nelle lacrime dell'uomo”.

E' il momento lirico più alto che esprime quella bellezza, quell'armonia, quell'umanità che la società contemporanea ha smarrito dimostrandosi desolata in un mondo reale quotidianamente tempestoso.

 

Maria Luisa Poledrelli