Da via Borsari i manifestanti si sono spostati quindi in piazza Municipale, occupando la sala dell’Arengo. Qui hanno chiesto a gran voce di “ritirare il ddl Gelmini che distruggerà l’università pubblica italiana” e richiesto “un ruolo unico della docenza”.
“La riforma – hanno accusato gli studenti – porterà lentamente alla morte dell’università di Ferrara dove dal prossimo anno verranno aumentate nuovamente le tasse e si rischia nonostante sia un ateneo virtuoso di avere difficoltà a pagare gli stipendi”.
Alle richieste si sono aggiunte quelle per avere più fondi: “siamo stanchi di dover fare dei finti laboratori con le provette vuote perché non ci sono i soldi per comprare i reagenti e nemmeno i filtri; ci viene chiesto di portare delle calze da casa per costruire i filtri in maniera artigianale”.
Il vicesindaco Massimo Maisto ha “chiuso un occhio” sull’occupazione degli uffici comunali e ha mostrato la propria solidarietà agli studenti. Questo fino a quando all’interno della sala dell’Arengo non han fatto la loro comparsa cinque studenti di Azione universitaria giovanile e di Giovane Italia del Pdl con una propria contromanifestazione. Gli studenti di destra hanno staccato lo striscione che pendeva dalle finestre, con la scritta, ispirata alla trasmissione di Fazio e Saviano, “Vado via perché non voglio il decreto Gelimini, resto qui perché il mio futuro è in Italia”.
Si è così innescato un clima di tensione, seguito da uno scambio di insulti, con Maisto che ha invitato a questo punto entrambe le fazioni a lasciare il municipio. La parti avverse, controllate a vista dalle forze dell’ordine, non hanno proseguito nel battibecco. Intanto un secondo striscione di 20 metri, appeso sul Castello Estense, con lo frase “Roccaforte di cultura”, è stato tolto dagli agenti della polizia.
“Non è possibile – rivendica Paolo Spath, presidente provinciale di Giovane Italia – che un professore finisca la lezione prima del suo orario e inviti gli studenti a partecipare a una manifestazione faziosa; e non è possibile che un sindaco che deve rappresentare una città intera, consenta a un gruppo di studenti apertamente faziosi e strumentalizzati dai sindacati di entrare in modo consenziente nel suo ufficio e appendere da esso un loro striscione”.