Oltre uomo - Intervista a Nick Bostrom
Nick Bostrom è un filosofo molto speciale. Della galassia di studiosi, guru e tecnofili che insegue il progetto di varcare i confini dell'umano, ha la fama di padre putativo
Il Sole 24 ore online (16 giugno 2010)
Daniele Lorenzetti
Il curriculum gonfio di primati e un (breve) passato da consulente della Cia, Nick Bostrom è un filosofo molto speciale. Della galassia di studiosi, guru e tecnofili che insegue il progetto di varcare i confini dell'umano, ha la fama di padre putativo. Fu lui, nel 1998, a fondare con un manipolo di colleghi la World Transhumanist Association. Lo scorso anno, invece, la rivista Foreign Policy l'ha inserito tra i cento pensatori più influenti del pianeta.
Scrive Borges nell'Aleph che «la morte rende preziosi e patetici gli uomini» perché «tutto, tra i mortali, ha il valore dell'irrecuperabile e del casuale». L'ideologo del Transumanesimo non la pensa così: «L'imperfezione — si legge nella sua Lettera da Utopia — è la misura del nostro amore per le cose come sono. Il coraggio è la monarchia del sé. La morte è la nostra colpa per non aver creato al più presto Utopia».
Da quando è approdato all'Università di Oxford, il sedicente utopista dirige il Future of Humanity Institute, osservatorio puntato su un futuro vertiginoso, plasmato da genetica, tecnologia e nanoscienze. Visto da qui, esso appare con i tratti del destino. In dipartimento, dove lavora con un team giovanissimo, custodisce una sua piccola opera d'arte: un collage che raffigura un fungo grigio, il primo test termonucleare britannico. Sfidando il freddo di una serata inglese, accetta di conversare con IL ai piedi del Christchurch College, indosso sciarpa, sorriso e un paio di guanti di pelle. Sotto le mura dorate dove studiarono tredici futuri premier di Sua Maestà, la domanda non è tanto se vorremo essere transumani, ma quanto lo stiamo già diventando....
continua http://www.transumanisti.it/3_articolo.asp?id=86
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