“In silenzio tra gli alberi” di Max Solinas

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Dati anagrafici                    :

nome                                    :           Max

Cognome                            :           Solinas

Nato a                                   :           Venezia nell’ottobre 1963

Autore di                              :           In silenzio tra gli alberi

Edito da                               :           Edizioni biblioteca dell’immagine

Sito Internet                        :           http://www.maxsolinas.com

Dove acquistare il testo   :          

http://www.ibs.it/code/9788889199848/solinas-max/

 

Probabilmente alcuni di voi si chiederanno perché io inizi così la recensione di questo libro. È presto detto: questa mia recensione la si voglia interpretare come una lettera, all’interno della quale scriverò ciò che ho provato leggendo questo testo. Pertanto non racconterò di cosa in esso è contenuto, bensì di quello che mi ha trasmesso. Penso sia la cosa più importante. Ma non volendo nulla togliere all’autore, ho riportato i suoi dati e contatti prima, invece che poi come di solito faccio.

 

Caro Max,

ti scrivo questa “lettera” dopo aver letto il tuo libro, che ho trovato molto coinvolgente, bello, naturale ed espressivo. Leggendolo mi si è insinuato addosso un senso di tranquillità e serenità che prima non avevo mai provato, è stato come ascoltare le Quattro Stagioni di Vivaldi, che per me equivalgono alla pace più assoluta. E’ stata una lettura rilassante e leggera, ma allo stesso tempo riflessiva. Infatti mi ha fatto pensare un po’ a tutto, il mio “tutto” è inteso come “tutto ciò che ci circonda”: dal fiore all’ape, al cane che incontriamo per strada e ci fa le feste anche se non ci conosce, alle persone che passano per strada e ai bambini che, dal passeggino, ti sorridono innocentemente.

Con questo testo non ho solo riflettuto, mi sono anche divertita nel vedere com’è stata inserita la punteggiatura, non sempre corretta (ma quando mai lo è?) Ci sono scrittori, conduttori televisivi e dei Tg che sbagliano addirittura a coniugare i verbi, figuriamoci se si stanno a vedere le virgole e i punti. Tra l’altro ho un ricordo di un testo di grammatica italiana che usavo alle medie, c’era scritto che, tramite la punteggiatura, uno scrittore si crea uno stile personale e originale.

Ho notato che nel tuo testo, (lo possiamo chiamare “diario”? - Direi proprio di sì!) nel tuo diario, ci sono termini che purtroppo non vengono più usati come ad esempio “propinguare” (tanto che anche il pc me lo segna in rosso). A dire il vero questa terminologia desueta (tanto per rimanere in tema), a me piace molto: qualche tempo fa ho scritto un racconto con termini che ormai sono “passati di moda”, parole che molti non sanno nemmeno cosa vogliano dire e per scoprirlo devono andare su Internet a cercare.

Mi è piaciuto tutto il libro, ma ammetto che ci sono stati due capitoli che mi hanno colpito di più degli altri: “Televisione/Pubblicità” e “Lettera ad un amico”. Del primo sono rimasta colpita da questa frase:

La televisione ci impone l’incoscienza, a piccoli passi e dolcemente ci violenta i pensieri, ci estranea dalla realtà e ci impedisce di riflettere autonomamente. Ci dà punti di riflessione distorti, che ci distraggono dalla vita vera, dalla nostra vita”.

Ma non è stata la sola frase che mi ha colpito, in realtà ho sottolineato il 98% del capitolo. Nello stesso paragrafo parli del tempo meteorologico e dici che nemmeno lui ha più una sua dignità, che due giorni di pioggia diventano una calamità e due di sole a 30 gradi una grave e improvvisa metamorfosi delle stagioni. Probabilmente vivendo in quest’epoca in cui dobbiamo adattarci a tutto, soprattutto al clima che fa ciò che la natura gli impone, ci sono persone che non si accontentano di essere felici e godersi il sole in una bella giornata. Per contro, non ci sono quasi più persone che, da dentro le loro case, si mettono davanti alla finestra a guardare la pioggia cadere. Oggi hanno bisogno di trasformare una goccia di pioggia in temporale e il calore del sole nell’Apocalisse, altrimenti, se tutti riuscissero a godere di ciò che di più normale esiste, pioggia e sole, non avrebbero più il problema di come modificare e adattare il mondo a loro uso e consumo.

Si tagliano gli alberi per costruire case, si cementano fiumi e laghi per trasformarli in strade asfaltate, si uccidono gli animali solamente per divertimento e passatempo e non per primaria necessità di sostentamento. Ci sono città che non hanno una distesa d’erba naturale o una quercia secolare, tutto questo loro lo chiamano “progresso”. Io, personalmente, lo chiamo”distruggere il Pianeta”.

Ci preoccupiamo tanto se ci sia o meno vita su Marte ma non vediamo che la nostra terra, quella che ci permette di vivere, sta pian piano rovinandosi e tutto per colpa di quelle persone che, per portare avanti le loro cause e poter essere ricordati dalla storia lasciando un segno del loro passaggio, stanno distruggendo ciò che di più prezioso abbiamo a nostra disposizione: la Terra!

Nel secondo capitolo da me citato, “Lettera ad un amico”, mi ha colpito in modo particolare il fatto che tu scrivessi questa lettera a te stesso. Immagino che, come tutti, tu sia il tuo migliore amico e il tuo critico più severo. Credo che se tutte o quasi le persone scrivessero, o magari tentassero, di scrivere una lettera al proprio migliore amico, cioè loro stessi, cercando di essere il più sinceri ed onesti possibile, forse non ci sarebbero più persone tristi e piene di rabbia repressa, perché lo scrivere in generale, ma soprattutto a noi stessi, aiuta moltissimo. Senza che ce ne accorgiamo riusciamo ad esternare e a buttare fuori tutto ciò che abbiamo dentro, non dobbiamo per forza far leggere i nostri pensieri a qualcuno, l’importante è scrivere e riuscire a farlo cercando di non raccontarci bugie. Penso che scrivere, in fin dei conti, serva a tutti e che anche chi non è uno scrittore o un poeta possa tranquillamente prendere una penna e un foglio bianco dove imprimere i suoi pensieri. Poi lo può anche buttare via, bruciare, farci ciò che vuole, ma l’importante è riuscire a scrivere.

Sono felice di aver letto questo libro perché mi ha insegnato molte cose. Spero che questo tuo testo venga letto da molti perché vale la pena metterlo tra “i libri letti nella propria vita”.

 

Manuela Vio

 

 

Citazione: “Come ci si può annoiare, se viviamo?” – Max Solinas “In silenzio tra gli alberi”-


 
 
http://manuelavio.estro-verso.net/
manuela8956@hotmail.it

 
VIDEO http://www.youtube.com/watch?v=pbhbBcWxD4M

 


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