Antonio Saccoccio su Vittorio Sgarbi (2006)

pronto-sivoga-little.pngVera avanguardia e finta avanguardia (2006)

Riflettevo ancora una volta sull'opera d'arte del futuro.

Leggevo Vittorio Sgarbi, A regola d'arte:

"Per produrre un'opera d'arte occorre fare qualcosa di nuovo, ovvero rompere gli schemi precedenti. Gli artisti sommi, nella pittura come in tutte le arti e nell'applicazione del pensiero in genere, sono rivoluzionari; studiata, approfondita e posseduta la grande lezione del passato, essi la interpretano sconvolgendola. Oggi, tuttavia, la maggior parte degli artisti d'avanguardia rompe questi schemi senza conoscerli, senza possederli: rompe quello che ignora, e quindi l'effetto di rottura è semplicemente meccanico, con il risultato di un'inevitabile incomprensione da parte del pubblico, che percepisce come difficoltà quella che nei fatti è un'ignoranza di fondo e di strumenti da parte dell'artista."



Due sono gli spunti di Sgarbi in questo passo. Parto dal secondo, perchè a mio avviso meno problematico: molti artisti d'avanguardia oggi ci prendono in giro, perchè cercano soltanto di stupirci senza conoscere e possedere a fondo l'arte. Su questo penso che ci sia poco da obiettare. Io aggiungo solo che questi pseudo-artisti rendono al fruitore d'arte la vita difficile. Perchè spesso oggi accanto ad autentici capolavori si trovano in esposizione opere inconsistenti di questi pseudo-artisti e questo genera soltanto confusione.



Passiamo ora alla prima affermazione di Sgarbi. "Per produrre un'opera d'arte occorre fare qualcosa di nuovo, ovvero rompere gli schemi precedenti. Gli artisti sommi, nella pittura come in tutte le arti e nell'applicazione del pensiero in genere, sono rivoluzionari."


Qui davvero la questione è complessa. Perchè bisogna capire cosa si intenda per "qualcosa di nuovo". Ma in linea di massima posso dire di essere d'accordo anche con questa affermazione. L'artista deve avere il coraggio di aprire la strada, di indicare nuovi percorsi all'umanità. E non deve scoraggiarsi se non sarà compreso, perchè sarà il futuro a decretare il suo successo o il suo insuccesso. L'artista guarda oltre il presente, intuisce ciò che sarà, vede già quello verso cui tutti noi siamo diretti. L'artista, in genere, possiede una sensibilità superiore alla norma. Fu così per Petrarca, per Michelangelo, per Bach, per Leopardi e per Brahms. E sarà così sempre.



Ora vorrei trarre le conclusioni, collegando il discorso al futurismo e al neo-futurismo. Il futurismo fu vera avanguardia. Guardiamo le opere di Balla, Boccioni, Russolo. C'è un reale superamento del passato, che nasce dalla conoscenza del passato stesso. Si sente lo sforzo di andare oltre, lo sforzo di superare dei limiti, di forzarli per giungere ad esiti nuovi.


Guardiamo ora molte avanguardie del secondo Novecento. Non c'è più questa tensione. E' scomparsa. Resta la teatralità, la sorpresa, il gioco. Tutto (o quasi) è svuotato di energia creatrice.


Per questo - e per molti altri motivi - occorre concentrarci fortemente, ritrovare stimoli e ridar vita all'arte con l'unica vera possibile nuova avanguardia: il Neo-Futurismo.


 
Antonio Saccoccio 

 
da Liberi dalla Forma  http://liberidallaforma.blogspot