DA LA CRITICA di RICCARDO SANTILLI
(*photo Von Neumann)
La psiche e le nuove tecnologie del cambiamento
L'applicazione del modello cibernetico alla psicoterapia non produsse la sola psicocibernetica. Negli anni '60 e '70 a partire dalle ricerche di Gregory Bateson e della scuola di Palo Alto, sorsero una gran quantità di ricerche e di modelli di cibernetica applicata alla terapia, che potremo definire nel loro insieme come psicocibernetiche, tra queste la Programmazione neurolinguistica rappresenta con molta probabilità il risultato più rilevante.
Ciò che contraddistingue le nuove tecnologie del cambiamento è l'adozione di un differente paradigma epistemologico. Sulla base di questo paradigma Keeney identifica una specifica classe di tecnologie terapeutiche da lui definite non lineari e contrapposte agli approcci terapeutici classici definiti lineari. Vediamo la differenza.
La tecnologia terapeutica tradizionale è definita da un approccio atomistico, riduzionista e anticontestuale. Basata sulla logica analitica che combina elementi discreti in processi sequenziali, essa opera sul disturbo specifico isolandolo dal contesto e mirando alla sua completa rimozione. Gli interventi basati sulla chimica e sulla chirurgia sono un ottimo esempio di questo modello.
La tecnologia terapeutica non lineare, considera invece il cambiamento in un'ottica sistemica. Il singolo dato è considerato nell'interazione con la complessità del contesto di riferimento. Alla riduzione e all'analisi vengono preferite la totalità e la forma. Il sintomo è compreso nell'individuo in quanto totalità, e l'individuo in un contesto di riferimento con il quale interagisce e dal quale non può essere isolato, ma soprattutto, lo stesso terapeuta è parte integrante di un processo di cambiamento che coinvolge lui e il proprio cliente in un scambio reciproco. Linearità, analisi, atomismo, sono in questo contesto sostituite da circolarità, sintesi, sistema.
Questa distinzione, apparentemente attuata tra due tecnologie, è l'analogo di una distinzione di carattere estetico, che proprio un teorico della tecnologia, Marshall McLuhan, poneva alla base della sua riflessione sui media.
McLuhan riconduce le differenti espressioni tecnologiche a due modalità estetiche fondamentali, che riconfigurano la nostra percezione e la nostra comunicazione.
La prima modalità, tipica del medium "caldo", ha come categorie di riferimento l'omogeneità, la linearità, la gerarchia e la sequenzialità. Questa forma della percezione e del senso, può essere attuata attraverso dei media che stimolino un solo canale sensoriale, la vista nel caso della scrittura o l'udito nel caso della radio, sino ad una definizione talmente elevata da innescare i processi di attenzione selettiva che limitano, in maniera proporzionale, la partecipazione totale dell'organismo e del sistema sensoriale. Come è facile intuire, in questa categoria estetica rientrano le tecnologie del cambiamento di tipo lineare, anch'esse orientate dai medesimi parametri estetici ed epistemologici.
La seconda modalità, tipica del medium "freddo" nella quale faremo rientrare le terapie non lineari, ha come categorie di riferimento la totalità (gestalt), la simultaneità, la circolarità e l'implosione. Questa forma della percezione e del senso può essere attuata attraverso dei media o delle tecnologie che, essendo a bassa definizione sensoriale (la televisione e più ancora il computer), sviluppano i processi di attenzione diffusa che implicano un'alta partecipazione e integrazione da parte dell'organismo.
McLuhan definirebbe "freddi" i modelli di terapia psicocibernetici, e "caldi" i modelli di terapia lineari. Esistono allora tecnologie della mente "fredde" e tecnologie della mente "calde". Queste tecnologie sono forme di consapevolezza e di costituzione della coscienza. La coscienza dell'uomo rinascimentale era, sotto questo punto di vista, una coscienza "calda", legata al piano cartesiano, alle geometrie euclidee, alla prospettiva, all'atomismo meccanicista. La coscienza postmoderna è al contrario "fredda", immersa in flussi circolari che legano causa ed effetto, osservato e osservatore, elemento e sistema. Questa coscienza non è più contenuta nel tempo e nello spazio ma genera spazi e tempi propri, reali e virtuali.
Le psicocibernetiche, dunque, recepiscono e contribuiscono a costruire una nuova tecnologia della coscienza. D'altra parte, coloro che si occupano di cibernetica sono perfettamente consapevoli che essa non è una semplice estensione dei principi meccanici di frammentazione e separazione delle operazioni, ma è la riconfigurazione del mondo meccanico sulla base dei principi di istantaneità e ricorsività che l'energia elettrica (la velocità della luce) rende possibili. Non solo un modo di fare. È un nuovo modo di pensare. Per quanto ci riguarda, alla base di questo nuovo modo di pensare c'è un diverso modo di percepire e di sentire, che fa capo alla distinzione di McLuhan tra media caldi e media freddi. Ciò apre alla possibilità di pensare il rapporto tra psiche e tecnologia attraverso un più ampio paradigma: l'estetica.