ARTHASASTRA UN’OPERA FUTURISTA.
Ai tempi del confronto strategico tra USA e URSS si diceva che se Henry Kissinger avesse letto “Il Principe” di Machiavelli, nulla avrebbe potuto contro l’inossidabile Ministro degli Esteri sovietico Andrei Gromiko, se quest’ultimo avesse letto a sua volta l’Arthasastra di Kautilya.
L’opera del politologo indiano del III secolo a.C., descrive, infatti, in termini spregiudicati la sintassi del potere da proporre come modello di governo ai regni indù del periodo successivo all’epoca indogreca, caratterizzata dalla presenza di Alessandro il Grande e dei suoi eredi nel subcontinente indiano. La lettura sconcerta per la straordinaria analisi dei meccanismi del controllo sociale e della capacità del sovrano di dominare ogni settore della società civile, fin nel profondo delle coscienze. Si tratta di un classico esempio di “dispotismo politico”, secondo la definizione di Wittfoeghel.
Lo stesso sistema di potere di Megastene, il più celebre dei “diadochi”(eredi) del condottiero macedone e monarca del regno ellenistico-indù di Taxila, che si ispira alla tradizionale visione di vertice della dinastia degli Achemenidi persiani, impallidisce di fronte alle sofisticate arti della politica del sovrano idealizzato da Kautilya. Inoltre la stessa scienza economica viene concepita come conoscenza dei fenomeni per creare ricchezza e distribuirla per gestire le masse e impedire sollevazioni popolari.
Spie, saltimbanchi, prostitute, eunuchi, osti, servi, faccendieri, mercanti, mercenari, generali, cancellieri e sacerdoti concorrono nei loro diversi ruoli alla conservazione spietata del potere del re, che, nello spirito di una “machtpolitik” ante litteram, si estende anche fuori dei confini dello Stato. Tutto in sostanza deve essere prevedibile. Gli autori politici indiani antichi per quanto sottili nell’elaborare la teoria del dominio, non arrivano a tanto. Ma l’spetto forse più interessante del testo di Kautilya, (cioè la scienza del potere o arthasastra, che fa il paio con la scienza del corpo o kama sutra) è quello dell’illustrazione di geniali strumenti avveniristici utilizzati da strani personaggi che, diversamente dagli uomini d’affari e dai tecnocratici, sono esperti nel guidare mezzi aerei. Il tema, del resto, è tipico della letteratura vedica.
L’esistenza nella antica civiltà indiana di macchine volanti, dotate di tecnologia spaziale superiore, chiamate Vimana, sembra confermata dalle recenti scoperte archeologiche. I “Saubikhas o piloti, che conducono gli aeroplani, che sono in cielo, secondo l’esperto Kautilya, una classe speciale, che può disporre, nel generale quadro dei rapporti di forza, di aree portuali. Anzi per definire tale categoria, Kautilya usa spesso un altro termine, quello di “Akasa Yodhinah”, la cui tradizione è letteralmente (dal sanscrito) “persone addestrate al combattimento aereo”.
Accanto alla tecnologia aerea è nota anche quella relativa a altri “carri aerei” di qualsiasi forma, consacrati dagli editti dello stesso imperatore Asoka. Il Vimana Shastra fa riferimento in dettaglio anche altre macchine volanti. Non tutti i testi sono arrivati a noi, ma una cosa è certa: gli antichi indiani erano in possesso, almeno di notizie, delle tecniche di navigazione d’alto bordo (oceaniche) di notevole duttilità e soprattutto di conoscenze di missilistica, astronautiche e di altre strumentazioni di volo, da suscitare grande impressione e sorpresa. Ci sono state tramandati, inoltre, racconti di battaglie, che evocano gli attuali scenari, con il ricorso a missili antimissili e antiaerei.
La realtà supera di gran lunga la fantascienza. Anche il poema epico indiano Mahabharata riprende luoghi e frequenti nella restante letteratura vedica. Il Ramayana narra, poi, di un volo compiuto da dignitari indiani oltre l’Oceano fino alle terre, che si ritiene localizzate nell’odierno Perù.
Nel Rig Veda vengono illustrati veicoli detti Ratha, che, alimentati da tre tipi di combustibili diversi, sfrecciano versi i corpi celesti lontani dal pianeta, come la Luna, il Sole e altri remoti. Kautilya, infine, ci fa conoscere un livello inimmaginabile di progresso delle scienze naturali e della loro applicazione all’agricoltura, sempre finalizzata alla nella determinata ricerca dell’assolutismo politico. Matematica e numeri indiani giunsero a noi tramite gli arabi, come la geologia, l’astronomia, la chimica, la medicina, la letteratura, l’arte e altre discipline, che sono alla base della nostra civiltà.
L’Arthasastra è dunque un’opera futurista che ci viene incontro dal passato.
Casalino Pierluigi, 14.10.2009.
http://www.oopart.it/vimana-i-velivoli-degli-dei.html
video http://www.youtube.com/watch?v=D-XI9I9spkg