Mi aggiro a Ferrara per i Buskers; Dedalo improvvisato in cui perdi i riferimenti spazio-temporali per la babeloica mescolanza di suoni e colori. Nella medievale Piazza Municipale, si distinguono i colori non folcloristici di Andrea Bonora, forse l'artista ferrarese meno allineato alle logiche effimere del Mercato (che a Ferrara peraltro non esiste!). Nonostante ciò, i suoi quadri danno un senso di Totalità, che non si spiega, data la frammentarietà delle loro forme e i materiali occasionali con cui sono realizzati. L'abbiamo anti-intervistato:
D- Come collochi la tua espressione artistica nel periodo in cui stiamo vivendo?
R- Sento la necessità di uscire dalle forme, le solite becere forme che ormai mi hanno stancato, sempre uguali a sé stesse e che riclacano modelli obsoleti. Dipingo su lenzuola, tovaglie, tende proprio per smitizzare la Pittura con cavalletto e tavolozza. Quella poteva andarr bene per i Pittori di Corte, non certo per me.
D- Con i tuoi quadri, quindi, vuoi esprimere un senso di insoddisfazione e vui esasperare la tua protesta...
R- No, al contrario. La mia vita è la pittura, ma anche altri aspetti della quotidianità mi soddisfano. Quando dipingo mi sento bene e mi piace se altri si sentono bene guardando i miei quadri.
D- La Frammentarietà delle Forme, però, riconduce ad una specie di choc apocalittico...
R- Più che d' apocalisse, parlerei di Vita frammentata, che solo l'artista può armonizzare... La vita non è solo cose buone, belle, piacevoli... Esse sono intrinsicamente legate al proprio Negativo o Ombra; importante è l'equilibrio e i mei quadri sono equilibrati!
D- Sono armonici...
R- Se intendi per Armonico qualcosa di “regolare” devo convenire che l'apollineo non riguarda la mia espressione aristica; se intendi per “Armonia” l'equilibrio fra i colori visibili e le forme nascoste, variabili e dinamiche a seconda dell'osservatore o degli elementi considerati, le mie opere raggiungono un alto grado di armonia.
D- La tua Pittura è influenzata dalla tua Vita finora condotta? Mi rifersico alla tua educazione borghese, la tua svolta bohemien, la tua fuga o viaggio infinito.. per oltre 20 anni in Brasile?
R- Tutto influisce; per vedere meglio la realtà è necessario osservarla e viverla anche da una certa distanza, magari con gli occhi e le prospettive di culture diverse, come ad esempio quella sudamericana e-o brasiliana. Ho sempre pensato, controcorrente anche, sia più interessante lo sguardo che viene da fuori, esterno, che il cosiddetto occhio interiore. Dei miei quadri posso, in fondo, dire solo che mi fanno stare bene quando li dipingo!
Roby Guerra
( a cura di Marisa Cino)